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venerdì 22 novembre 2013

Giustizia: l'Italia nel mirino di Strasburgo per maltrattamenti sui detenuti

Ansa
In Italia succede troppo spesso che persone fermate dalle forze dell'ordine o incarcerate subiscano maltrattamenti ed anche che le indagini su questi episodi, quando condotte, finiscano senza l'individuazione di precise responsabilità. Questa, in sintesi, la denuncia contenuta nei due rapporti sul Belpaese pubblicati oggi dal Comitato per la prevenzione della tortura (Cpt) del Consiglio d'Europa dopo il via libera giunto dall'Italia.


Nei rapporti - redatti sulla base di visite condotte nel nostro Paese nel 2010 e 2012 - oltre che sui maltrattamenti, il Cpt ritorna anche sulla questione del sovraffollamento dei penitenziari, definito nel caso della prigione di Bari "inaccettabile", e sul regime del 41bis, che non deve essere eliminato ma rivisto. Ma è sui maltrattamenti subiti da persone arrestate o incarcerate e sulle misure che l'Italia deve adottare per individuare, indagare e condannare questi casi che i due rapporti si concentrano. Per dimostrare che le autorità non stanno facendo tutto ciò che dovrebbero contro i maltrattamenti il Cpt elenca nei due rapporti una serie di casi.

Dalle denunce ricevute soprattutto da persone straniere percosse nella maggior parte dei casi dalle forze dell'ordine nella zona di Milano, a quelle ricevute nella prigione di Vicenza sui maltrattamenti inflitti dalle guardie penitenziarie, o quella di un tunisino picchiato perché, per non essere rimpatriato, aveva ingoiato delle pile. Nel rapporto 2010, pur non facendo i nomi (a cui però si può risalire facilmente in base ai particolari riportati) ma riferendosi solo al "caso A" e "caso B", il Cpt analizza nel dettaglio anche le vicende di Stefano Cucchi e Mario Gugliotta.

Oltre a quella, indicata come "caso C", di un detenuto maltrattato nella prigione di Castrogno (Teramo). Attraverso tutti questi esempi il Comitato mette in luce il fatto che spesso i maltrattamenti passano inosservati. E anche quando sono oggetto di indagine, queste raramente portano a delle condanne. Per rafforzare questa sua tesi, il Cpt evidenzia che nel caso di Cucchi e Gugliotta il magistrato davanti al quale furono portati i due non verbalizzò la presenza di lesioni, ne richiese una visita medica immediata, da cui poter trarre elementi per aprire un'indagine. Il Cpt è critico pure sui risultati delle indagini che vengono condotte.

Sempre nel caso Cucchi, il Comitato domanda al governo italiano come mai sia stata scartata in fase d'inchiesta l'ipotesi che l'uomo possa essere stato maltrattato prima di arrivare al tribunale di Roma. E per il caso del carcere di Castrogno, sottolinea che l'inchiesta è stata chiusa nonostante ci fosse una registrazione che provava i maltrattamenti. Il Cpt punta poi il dito sulla mancata apertura di un'inchiesta nonostante che nel 2012, nell'arco di due mesi, al carcere di San Vittore vennero redatti ben 18 referti medici su altrettante persone che quasi certamente erano state maltrattate prima di arrivare lì. Infine il Comitato, nel rapporto 2010, critica in modo esplicito il processo sulla vicenda di Bolzaneto e della Diaz durante il G8 di Genova. Secondo il Comitato "il risultato del processo mette in dubbio l'efficacia del sistema che deve determinare le responsabilità delle forze dell'ordine e del personale penitenziario per i maltrattamenti".

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