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mercoledì 17 aprile 2013

RD Congo - Condannati 12 difensori dei diritti umani a 20 anni di carcere

Misna
La corte regionale di Bandundu (ovest) ha condannato 12 difensori dei diritti umani a 20 anni di carcere e al pagamento di una multa, riconoscendoli colpevoli di “ribellione, incitamento all’odio tribale, associazione a delinquere e tentativo di evasione”. Ai membri dell’Associazione per la difesa degli interessi della città di Bandundu è stata anche contestata l’organizzazione di una marcia per denunciare costose fatture di acqua ed elettricità per la popolazione, come conseguenza della cattiva amministrazione al livello provinciale. La protesta non si è mai tenuta poiché i 12 attivisti sono stati arrestati su ordine del governatore Jean Kamisendu Kutuka, lo scorso 26 marzo, proprio alla vigilia dell’iniziativa.

Il legale dei 12 condannati, l’avvocato Papy Niango, ha annunciato che presenterà un ricorso, denunciando il mancato rispetto delle procedure previste per legge in materia di procedura penale. “Il giudizio è stato reso per difetto. I miei clienti non sono mai stati ascoltati. C’è stato un flagrante diniego di giustizia da parte dei magistrati che erano chiaramente di parte” ha dichiarato il legale all’emittente locale ‘Radio Okapi’.

Le organizzazioni congolesi di difesa dei diritti umani ‘Voix des Sans Voix’ (Vsv) e Asadho hanno accolto la condanna con “sdegno” e hanno chiesto alla Corte suprema di giustizia di aprire un’inchiesta sul comportamento dei giudici che hanno celebrato il processo. Inoltre l’ong ‘Acaj’ ha denunciato il fatto che al momento dell’arresto i difensori dei diritti umani sono stati derubati dei propri beni dagli agenti di polizia e hanno subito “pesanti torture” durante la detenzione al carcere centrale di Bandundu. Secondo ‘Vsv’, che sottolinea la “celerità sospetta del processo”, i giudici designati per questo caso “avrebbero subito pressioni da parte del governatore locale che voleva ad ogni costo ottenere una condanna”. L’ong ha chiesto alle autorità congolesi di “assicurare alla popolazione e ai difensori dei diritti umani la libertà di manifestare un modo pacifico” e di “scarcerare i 12 attivisti condannati con un processo speditivo, politico, ingiusto e iniquo”.

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