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lunedì 15 aprile 2013

La doppia pena dei detenuti disabili - Intervento di Franco Bomprezzi

Dire
“Una delle grandi rimozioni a proposito di disabilità è la situazione carceraria dei detenuti disabili, sui quali non si hanno i dati e non si conosce la loro situazione, e cono pertanto doppiamente puniti con la reclusione e con l’impossibilità di vedere riconosciuti i propri diritti elementari”.

Sono le parole del giornalista e scrittore Franco Bomprezzi, intervenuto questa mattina sul tema “Abilità al Festival del volontariato Villaggio Solidale”. “Spesso questa mancanza accade perché i detenuti disabili provengono da paesi nei quali tali diritti non sono neppure mai stati sanciti. Su di loro mancano totalmente progetti specifici e questo è un fatto gravissimo”. “Sono orgoglioso della mia disabilità - ha detto poi Bomprezzi. Sì, posso dirlo. Non per rivendicare una specie di aristocrazia dell’handicap, ma perché mi sono reso conto, nel trascorrere degli anni e dei decenni, che il lungo lavoro interiore su di me, sulle mie abilità, sui miei difetti, sui miei limiti, sulle aspettative degli altri, sul pregiudizio e sullo stigma, sul senso della partecipazione, del servizio, del volontariato e della professione, mi ha plasmato fino a raggiungere uno stato di benessere mentale, e di relativa soddisfazione, che forse spiega come mai, adesso, mi si chieda di render conto anche dell’uso delle parole”. “Le parole infatti sono pietre, sono mattoni. Possiamo, con le parole, erigere muri e pareti, oppure costruire ponti e pavimenti, delimitare finestre. “Abilità” oggi significa prima di tutto riconoscere la persona, accoglierla e accettarla così com’è, offrire opportunità, strumenti, supporti, perché le abilità di ciascuno siano a disposizione di tutti. Chi vive su di sè la disabilità può davvero essere una risorsa per un Paese impegnato ad affrontare il cambiamento e la crisi. Ma se rimane, invece, un peso e un problema, lo si deve, forse, a quell’idea balzana di abilità come “onnipotenza” e “superiorità”. Le abilità, ad esempio, comportano come corollario le “competenze”. E in questo senso le persone con disabilità, fisica, sensoriale, ma anche intellettiva, sono giacimenti di competenze, di esperienze, di soluzioni di problemi”.

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