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martedì 8 ottobre 2019

Migranti - Lampedusa è strage di ragazze e bambini, disperso un neonato di otto mesi. Poca attenzione nell'opinione pubblica.

Avvenire
La tragedia nella notte tra domenica e lunedì: in salvo 22 persone, già recuperati i corpi di 13 donne, ma a bordo c'erano almeno 50 persone. Una superstite: manca mia nipote di 8 otto mesi


Un naufragio a poche miglia dalle coste di Lampedusa. Sono intervenute nella notte tra domenica e lunedì le motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza, che hanno recuperato fino ad ora i cadaveri di 13 ragazze, tutte intorno ai 20 anni, alcune incinta, tranne una di appena 12, mentre 22 superstiti - tra i quali donne e bambini - sono stati già trasferiti in porto.


Sull'imbarcazione, secondo quanto raccontato dai sopravvissuti, ci sarebbero state circa 50 persone, di cui anche 8 bambini. "Fra i dispersi c'è anche mia sorella con la sua bambina di 8 mesi" ha raccontato una delle donne sopravvissute al naufragio.

Secondo una prima ricostruzione, quando le motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza hanno raggiunto l'imbarcazione per procedere al trasbordo, le persone migranti si sono spostate tutte da un lato e, complice il mare mosso, hanno causato il ribaltamento dell’imbarcazione.

Nelle operazioni di soccorso è impegnati un elicottero delle Fiamme gialle che sta sorvolando la zona del disastro, a meno di un miglio dalla costa, oltre all'aereo monoposto Moonbird di SeaWatch.
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"Non si può morire in questo modo. Occorre individuare canali, favorire azioni che rendano il Mediterraneo più sicuro. Servono scelte concordate per impedire queste tragedie. Una strage insensata e dolorosa", è lo sfogo amaro del sindaco di Lampedusa, Totò Martello, a pochi giorni dalla commemorazione delle vittime della strage del 3 ottobre 2013.
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Vella ha anche detto che "i superstiti sono tutti in stato di choc. Da una prima ricostruzione, la traversata è partita dalla Libia, con una sosta in Tunisia. È strano che siano partiti con queste condizioni di mare grosso, non era certamente l'ideale. Il numero delle persone a bordo - ha detto il magistrato - era superiore a cinquanta: i superstiti sono 13 uomini e 9 donne". Il procuratore ha aggiunto che le persone a bordo erano tutte senza salvagente. "Se li avessero avuti, ora sarebbero tutti salvi. La maggior parte dei sopravvissuti è salva solo grazie al coraggio degli uomini della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza".

Pesante l'accusa del presidente e fondatore di Open Arms, Oscar Camps, che ha convocato una conferenza stampa nel porto di Barcellona. La sua nave, ha spiegato, avrebbe potuto essere d'aiuto se fosse stata coinvolta, visto che era vicino al luogo del disastro. "Probabilmente saremmo arrivati in tempo perché la nostra nave era a sole 20 miglia di distanza. È orribile che una nave come quella di Open Arms, che tutti conoscono per la sua capacità di azione e salvataggio, non sia stata attivata per percorrere 20 miglia e poter intervenire". Secondo Camps, c'erano l'aeronautica italiana, quella maltese e Frontex al corrente della situazione e "nessuno è intervenuto per portare aiuto".
"Ancora una tragedia a poche miglia da Lampedusa. Otto bambini dispersi in mare. A poche miglia dalle coste europee. La situazione in mare è drammatica". Lo scrive su Facebook Mediterranea Saving Humans, la rete delle associazioni italiane che con Nave Mare Jonio da un anno monitora il Mediterraneo centrale.

"Salvare vite umane torni ad essere priorità"; è quanto chiede il Centro Astalli, la struttura dei Gesuiti per i migranti, rifugiati e richiedenti asilo, esprimendo "profondo cordoglio e dolore per le vittime dell'ultimo naufragio avvenuto davanti alle coste di Lampedusa, con almeno nove morti, oltre venti dispersi e tra loro otto bambini" e ricordando che "solo pochi giorni fa, ricordavamo le vittime di una delle più grandi tragedie del mare e oggi ancora una volta piangiamo la morte di innocenti".

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