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lunedì 7 ottobre 2019

Carcere - La malattia o il disturbo mentale colpisce il 50% dei detenuti

askanews.it
In Italia il 50% dei detenuti presenta una malattia o un disturbo mentale: il 25% ha una dipendenza da sostanza psicoattiva. 


Osservando le tipologie di disturbo prevalenti sul totale dei detenuti presenti, al primo posto troviamo la dipendenza da sostanze psicoattive (23,6), disturbi nevrotici e reazioni di adattamento (17,3%), disturbi alcol correlati (5,6%), disturbi affettivi psicotici (2,7%), disturbi della personalità e del comportamento (1,6%). Sono i dati su cui si confrontano circa 200 specialisti da tutta Italia in occasione del XX Congresso Nazionale Simspe-Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria, Agorà Penitenziaria 2019, intitolato "Il carcere è territorio", che si è concluso 5 ottobre a Milano.

L'appuntamento, organizzato in collaborazione con Regione Lombardia e Simit - Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, è presieduto da Roberto Ranieri, Coordinatore Sanità Penitenziaria Regione Lombardia, rappresenta un momento di confronto fra tutti coloro che, a vario titolo, si occupano di sanità e di salute all'interno degli Istituti Penitenziari e che intende fornire spunti per una riflessione approfondita del fare Salute in carcere. 

Analizzando le diagnosi per genere, prevale tra gli uomini la diagnosi di dipendenza da sostanze psicoattive (50, 8% degli uomini e 32,5% delle donne), e tra le donne la diagnosi di "disturbi nevrotici e reazioni di adattamento" (36,6% delle diagnosi femminili e 27,1% delle diagnosi maschili). Arrivano dopo, fra gli uomini, i "disturbi alcol correlati (9,1 % degli uomini e 6,9% delle donne), e fra le donne i disturbi affettivi psicotici (10,1% delle donne e 4,1% degli uomini), i disturbi della personalità e del comportamento (2,4% degli uomini e 3,4% delle donne), disturbi depressivi non psicotici (1,3% degli uomini e 2,8% delle donne).

"C'è tanto, troppo, disagio mentale dentro le mura - spiega il presidente Simspe, Luciano Lucania - c'è l'uomo recluso, c'è la cognizione del reato, ci sono condizioni detentive troppo spesso ai limiti, ci sono tante espressioni rivendicative di istanze, anche legittime, non soddisfatte. Ma tutto ciò che non piace, dentro le mura viene medicalizzato.

Quindi si chiedono i numeri, i dati. Ma continua a mancare un Osservatorio Epidemiologico nazionale. Oggi sono assicurate certamente le cure farmacologiche più aggiornate. Tuttavia manca il raccordo fra "dentro" e "fuori", manca l'interlocuzione diretta dei Presìdi con l'Autorità Giudiziaria, manca una rete territoriale di accoglienza. Ci sono aspetti di sistema, aspetti integrati, che devono essere ripensati e ridefiniti".

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