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domenica 5 giugno 2016

Afghanistan: donne in carcere per reati "contro la morale" e l'umiliazione del test di verginità

La Repubblica
Il 95% delle detenute nelle carceri afghane è accusato di reati come tradimenti e sesso al di fuori del matrimonio. Ma basta scappare di casa per essere perseguibili in uno stato dove lo stupro coniugale non è reato. "Il governo - dice Human Rights Watch - ponga fine alla discriminazioni che vìolano i diritti delle donne".


L'elezione del presidente Ghani ha portato una ventata di ottimismo in una terra martoriata che per decenni ha visto alternarsi estremisti a governi militari. Ad oggi qualche passo avanti è stato fatto, ma ancora la strada verso la stabilità sociale è lunga e in salita. Come spesso accade, la condizione delle donne è lo specchio dello stato. E da questo punto di vista, di strada da fare ce n'è ancora molta. Nella giustizia afghana infatti si riflettono ancora norme che derivano da una struttura sociale fortemente patriarcale e che mortifica le donne nella loro dignità.
Promesse. Nei mesi scorsi, in seguito alle pressioni internazionali e alla pubblicazione del rapporto redatto dall'Afghanistan Independent Human Rights Commission (AIHRC), il presidente afghano Ashraf Ghani in una lettera indirizza a Human Rights Watch ha mostrato segnali incoraggianti. Nella missiva infatti il governo afferma che "per porre fine alla detenzione di donne accusate di esser scappate dalla famiglia, il presidente ha chiesto alla Corte Suprema di emettere una sentenza sull'articolo 130 della Costituzione".

L'articolo in questione riguarda il reato di zina, ovvero aver avuto o tentato di avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Il reato che prevede pene dai 5 ai 15 anni di reclusione viene usato anche per condannare le donne che fuggono di casa.ù

Donne trattate da criminali. "La promessa fatta dal presidente Ghani è un importante passo avanti per i diritti delle donne in Afghanistan - ha detto Heather Barr, ricercatrice per i diritti delle donne di Human Rights Watch - Ma per fare davvero la differenza, il presidente dovrebbe emettere un ordine chiaro e vincolante che cambi immediatamente la gestione da parte delle forze dell'ordine delle denunce contro le donne. Per troppo tempo, le donne e le ragazze in fuga dalla violenza sono state trattate come criminali, mentre i loro aguzzini restano in libertà".

Test della verginità. Uno degli elementi che evidenzia il divario tra donne e uomini nella legislazione afghana è il test della verginità: un esame invasivo vaginale e rettale, privo di fondamento scientifico per verificare attraverso lo stato dell'imene e del condotto anale la purezza delle imputate. Le donne accusate di crimi morali devono sottoporsi alla pratica e su di loro ricadono le conseguenze psicologiche e sociali, oltre che legali. 

Se da un lato infatti questo esame è vincolante dal punto di vista giuridico tanto da determinare anche sentenze di colpevolezza, dall'altro le ripercussioni sociali per una donna "testata" portano spesso all'isolamento.

Una condizione che degenera in gravi traumi psicologici fino, nei casi più estremi, al suicidio. "Il presidente Ghani -continua Barr - potrebbe porre fine all'uso abusivo e non scientifico dei "test di verginità" con un tratto di penna. Avrebbe dovuto farlo già molto tempo fa". Questi test, condotti davanti a numerose persone e con modalità che possono sfociare nell'abuso sessuale, mortificano la donna che è costretta a sottoporvisi anche contro la propria volontà, violando così il diritto alla dignità dell'essere umano.
Stupri e violenze non sono reati. Se da un lato la legge punisce la donna rea di aver avuto rapporti sessuali consensuali al di fuori del matrimonio, dall'altro in Afghanistan figlie, madri e mogli non sono tutelate contro gli abusi più frequenti: quelli all'interno delle mura domestiche. La fuga dalla propria famiglia rappresenta spesso l'ultimo tentativo per cercare di salvare la pelle, di costruire una nuova vita dopo un matrimonio precoce o anni di abusi e sevizie.
Ma tutto questo non è contemplato in quel diritto che spesso accusa di zina donne stuprate e lascia i loro stupratori in libertà. "L'adozione di un nuovo codice penale - conclude Barr - potrebbe far fare un balzo avanti alla società afghana. Il presidente Ghani dovrebbe far in modo che la nuova legge difenda i diritti delle donne eliminando tutti i riferimenti ai "crimini morali" e aggiungendo nuove disposizioni che proteggano donne e ragazze dagli abusi".

di Chiara Nardinocchi

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