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martedì 3 aprile 2018

Le Ong vogliono urgenti chiarimenti sul ruolo dei libici in acque internazionali. Dopo le gravi situazioni in mare con la forzata riconsegna di migranti alla Libia.

La Repubblica
La nave Aquarius a Messina con 292 persone a bordo. Ma il personale di Sos Mediterranee e di Medici senza frontiere ha dovuto "contrattare" con la Guardia costiera libica che decide chi può andare e chi deve essere portato indietro. Come accade sempre più spesso.

Le condizioni dei migranti detenuti in Libia
La nave Aquarius di Sos Mediterranee approda a Messina con 292 migranti e un carico di nuove polemiche che rilanciano un interrogativo già oggetto della prima interrogazione del nuovo Parlamento presentata all'indomani del sequestro della Open Arms. Che cosa è improvvisamente cambiato nella gestione dei soccorsi nel Mediterraneo? Quali nuove e sconosciute norme applica la Guardia costiera italiana che riconosce il coordinamento dei libici in acque internazionali pur in assenza di una Sar zone (zona di ricerca e soccorso) ufficialmente dichiarata e impone alle navi umanitarie di interrompere soccorsi già in atto lasciando che siano i libici a decidere, in mare, chi riportare indietro e chi far prendere alle Ong?

Quesito riproposto con forza da Sos Mediterranee e Medici senza frontiere i cui team, a bordo della nave Aquarius, per tre volte l'altro ieri sono stati costretti a duri confronti in mare con le motovedette libiche che, nell'ultimo caso, hanno lasciato che prendessero le persone più fragili riportando indietro altri 100 naufraghi ancora su un gommone, separando anche nuclei familiari.
Dice Sophie Beau di Sos Mediterranee. "Tre giorni di operazioni complesse e drammatiche. Chiediamo alle autorità europee e internazionali di chiarire con urgenza il quadro di intervento della Guardia costiera libica in acque internazionali. Le attuali condizioni di salvataggio in mare, sempre più complicate e con dei trasferimenti di responsabilità confusi e pericolosi durante le operazioni, sono inaccettabili. Le navi di salvataggio si ritrovano costrette a negoziare, caso per caso, l'evacuazione di persone in difficoltà. È' data priorità al rinvio delle persone in difficoltà verso la Libia anziché alla loro messa in sicurezza".

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