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lunedì 2 aprile 2018

El Salvador - Esecuzione di Padre Walter Vásquez Jiménez, 31 anni, si pensa per mano delle "maras"

Avvenire
L'auto di padre Walter Vásquez Jiménez è stata fermata da tre uomini armati mentre si recava a celebrare la Messa a Las Lajas. Il parroco è stato fatto scendere e ucciso. I testimoni: “Un'esecuzione”.

Padre Walter Vásquez Jiménez, 31 anni
Padre Walter Vásquez Jiménez, vicario a San Buenaventura e Mercedes Umaña, nella zona orientale di El Salvador, non voleva lasciare la vicina comunità di Lolotique priva delle funzioni della Settimana Santa. 

Così aveva deciso di spostarsi là per il Triduo pasquale. Al termine di una giornata intensa, la sera del Giovedì Santo, dunque, dopo aver officiato la Messa a Las Ventas, si stava spostando Las Lajas, per un'altra celebrazione. 

Il sacerdote, 31 anni, si stava dirigendo verso al chiesetta in auto, in compagnia di tre persone, quando un Suv gli ha sbarrato la strada. Tre uomini armati e con il volto coperto da un passamontagna hanno strappato ai passeggeri orologi, portafogli e cellulari. Non si è trattato, però, di una comune rapina. 

I malviventi hanno intimato a padre Walter di scendere dalla vettura e di seguirli. L’hanno portato a una cinquantina di metri e l’ha gli hanno sparato. Dato che il proiettile l’aveva solo sfiorato, il prete ha cercato di fuggire. I killer, dunque, hanno esploso un secondo colpo, uccidendolo. Poche ore prima, padre Walter aveva festeggiato il settimo anniversario dell'ordinazione sacerdotale. I testimoni, dunque, hanno parlato di un’esecuzione. Dal movente ignoto. 

Anche se molti fra le autorità hanno ventilato l’ipotesi che potrebbero essere state le maras. Così si chiamano le bande criminali che tengono in ostaggio le periferie di El Salvador, trasformato ormai, con 60 omicidi ogni 100mila abitanti, in uno dei Paesi più violenti al mondo. 

L’epidemia di ferocia si concentra nelle aree più emarginate, in genere, dove la presenza dello Stato è debole e la gente non ha mezzi per proteggersi con guardie private e sistemi di allarme. Per questo le maras vengono chiamate “la mafia dei poveri”. Escluse dal grande business del narcotraffico – feudo dei cartelli messicani –, le gang si mantengono con l’estorsione ai negozi popolari, inclusi gli ambulanti. 

I sacerdoti che vivono ed esercitano il proprio ministero in questi quartieri dimenticati, sono, spesso, l’unico sostegno per i residenti. A loro ricorrono quanti non possono pagare il “pizzo” per chiedere una delazione, come pure le madri dei “mareros” (esponenti delle gang) quando i figli sono arrestati e uccisi. 

O ancora i ragazzini che rifiutano di entrare nella banda. 
«Siamo in prima linea, ogni giorno ci chiediamo quando ci coglierà la pallottola e ci stupiamo che non l’abbia ancora fatto», afferma un prete il cui nome non viene rivelato per ragioni di sicurezza. 
Di certo, l’area di padre Walter, l’estremo oriente del Paese nei pressi di San Miguel, è quella più colpita dalla violenza delle maras. In particolare i municipi di Chapeltique, Chimaneca, Moncagua, Quelepa, San Jorge, El Tránsito, Nueva Guadalupe e, appunto, Lolotique. Forse là, la presenza di padre Walter e il suo impegno dei giovani emarginati, ha dato fastidio a qualcuno.

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