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giovedì 28 novembre 2019

Migranti - ONG a nuovi leader UE: "Fermare politica di punizione dei migranti intrappolati nelle isole greche condizioni disumane"

Ansa
L'Unione europea "deve fermare subito la politica deliberata di punizione collettiva inflitta a persone che cercano solo la salvezza in Europa" e vengono invece "intrappolate a migliaia sulle isole greche in condizioni disumane": questo l'appello del presidente di Medici senza Frontiere, Christos Christou, reduce da una visita ai campi profughi di Lesbo e Samos, in conferenza stampa a Bruxelles.


Campo profughi Lesbo - Grecia
Msf chiede di "evacuare i più vulnerabili dai campi e sistemarli in alloggi sicuri con accesso ai servizi sanitari di base".

"Quello che ho visto nei campi per rifugiati sulle isole greche è comparabile a quello che si vede in zone di guerra o colpite da catastrofi naturali", ed è una situazione che dura da 4 anni, ha affermato Christou. "E' scandaloso che cose di questo tipo succedano in Europa, per di più essendo il frutto di una decisione conscia", ha aggiunto.

Christou è tornato apertamente a criticare la "decisione dei leader europei nel 2016 di intrappolare delle persone sulle isole greche, che doveva essere il prezzo da pagare per ridurre gli arrivi. Doveva essere una misura temporanea. Ma dopo 4 anni l'emergenza è ancora la stessa. 

Noi quattro anni fa capimmo le gravissime conseguenze che questo avrebbe avuto", mettendo i rifugiati e i richiedenti asilo in fuga da zone di guerra in pericolo. Come Ong, "rifiutammo anche i finanziamenti Ue per questo". 

Il presidente di Msf ha parlato della mancanza di latrine nei campi delle isole greche - una ogni 200 rifugiati a Camp Moria e una ogni 300 a Samos - e di acqua potabile che ha obbligato Msf a installare impianti per l'approvvigionamento idrico, "come nelle situazioni estreme dei Paesi in via di sviluppo". 

"Ogni giorno - ha continuato - i nostri servizi per la salute mentale assistono bambini, donne e uomini che sono stati portati al limite". Christou ha denunciato il dilagare fra i rifugiati siriani di atti di autolesionismo, di tentati suicidi fra i bambini, molti dei quali "non giocano, non parlano. Vengono da zone di guerra dove hanno perduto la loro infanzia".



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