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domenica 4 febbraio 2018

Congo. Un altro prete cattolico «rapito» dalla polizia a Kinshasa

Avvenire
Un sacerdote cattolico è stato "rapito" questa mattina a Kinshasa da agenti di polizia e portato in una destinazione sconosciuta, hanno detto fonti ecclesiastiche locali, mentre le relazioni tra la chiesa e il governo della Repubblica democratica del Congo sono sempre più tese. 



"Padre Sebastien è stato rapito subito dopo la Messa del mattino dai poliziotti", ha detto una religiosa della parrocchia di St. Robert, nel comune periferico di N'Sele, nell'estremo oriente di di Kinshasa. Durante la messa, un uomo non identificato "ha filmato il prete" usando un telefono cellulare, poi alla fine "è arrivato un veicolo della polizia, gli agenti sono usciti dal mezzo, hanno cominciato a picchiare il prete, lo hanno infilato nella jeep e sono andati via con lui", ha raccontato un'altra suora che ha assistito alla scena. Padre Sebastien Yebo è parroco di Saint Robert da agosto 2017. Interpellata dall'agenzia France Presse, la polizia non ha rilasciato dichiarazioni sull'episodio.

Questo arresto, a dir poco arbitrario, avuto luogo mentre Kinshasa e la Chiesa sono ai ferri corti dopo le prese di posizione di quest'ultima contro la permanenza al potere del presidente Joseph Kabila. Quindici persone sono state uccise di recente, secondo l'Onu, durante cortei di protesta contro Kabila organizzati da un collettivo di cattolici laici. Una decina anche i sacerdoti e suore arrestati e, solo in parte, rilasciati.

Intanto, il Comitato per le sanzioni dell'Onu ha inserito nella sua lista nera un militare e tre capi milizie congolesi e ruandesi, che rappresentano "una minaccia per la pace, la stabilità e la sicurezza" nella Repubblica democratica del Congo. 

Dal 1 febbraio il generale congolese Muhindo Akili Mundos, vicino al contestato presidente Joseph Kabila, è oggetto di sanzioni mirate, che prevedono divieto di viaggio e transito in alcuni paesi e congelamento dei beni. L'ex comandante dell'esercito congolese nei territori di Beni e Lubero (Nord Kivu) è accusato di incitamento alla violenza da diversi rapporti dell'Onu, in relazione ai massacri in atto in quelle zone da settembre 2014. Il generale, che ha sempre negato un suo coinvolgimento, è stato rimosso dall'incarico nel 2015 e richiamato a Kinshasa

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