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domenica 9 ottobre 2016

Iran, scrittrice condannata a 6 anni di carcere per un racconto sulla lapidazione

Il MessaggeroSei anni di detenzione per aver espresso il suo disprezzo verso la lapidazione: è questa la sentenza emessa dai giudici di un tribunale iraniano nei confronti della scrittrice e attivista per i diritti umani iraniana Golrokh Ebrahimi Iraee, condannata con l'accusa di "offesa alle figure sacre dell'Islam" e "diffusione di propaganda contro il sistema".
La scrittrice Golrokh Ebrahimi Iraee con il marito 
Arash Sadeghi attivista per i diritti umani
Il 4 ottobre Golrokh è stata convocata alla prigione di Evin, nella capitale Teheran, per iniziare a scontare la pena di sei anni. La donna è stata condannata per aver scritto un racconto, tra l'altro mai pubblicato, sulla lapidazione: la storia narra di una donna che vede un film basato su una storia vera, "La lapidazione di Soraya M.", e s'indigna a tal punto da dare fuoco a una copia del Corano.

Il racconto era stato scoperto il 6 settembre 2014, nel corso di un'ispezione delle Guardie rivoluzionarie nella casa dove Golrokh viveva col marito, l'attivista Arash Sadeghi. In quell'occasione erano stati sequestrati computer, cd rom e altri oggetti personali della coppia. Sadeghi si trova nel carcere di Evin dal giugno 2016: è stato condannato a 15 anni di carcere per "diffusione di propaganda contro il sistema", "collusione contro la sicurezza nazionale" e "offesa al fondatore della Repubblica islamica". Secondo l'accusa, le prove della sua colpevolezza sarebbero costituite da una serie di post su Facebook e mail inviate a giornalisti, attivisti per i diritti umani stranieri e all'emittente Bbc Persian.
Dopo l'ispezione, Golrokh era stata trattenuta per 20 giorni nel carcere di Evin senza poter incontrare avvocati e familiari, subendo estenuanti interrogatori bendata e col volto al muro: angoscia amplificata dalle voci del marito che, secondo Amnesty International, veniva torturato nella cella accanto.

Da quel momento è iniziato il processo: dei due avvocati nominati dall'imputata, una è stata costretta con le minacce ad abbandonare il caso, mentre alla seconda è stato impedito di difendere la donna.

«Le prove contro Golrokh Ebrahimi Iraee, come l'intero processo, sono state una farsa – ha detto ha detto Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International - Le è stato negato il diritto alla difesa: la sua era una sentenza scontata. È stata punita per aver utilizzato la sua immaginazione. Invece di imprigionare una giovane donna per aver esercitato pacificamente i propri diritti esprimendo la sua opposizione alla lapidazione, le autorità iraniane dovrebbero concentrarsi sull'abolizione di questa pena. È spaventoso che l'Iran continui a consentire il ricorso alla lapidazione e lo giustifichi in nome della tutela della moralità. Questo è solo l'ultimo esempio di come le autorità iraniane disprezzino la giustizia e i diritti umani».

Nel loro commento all'ultimo rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Iran, le autorità di Teheran hanno confermato che la lapidazione è ancora prevista per il "reato" di adulterio e che tale sanzione è «efficace come deterrente per proteggere la morale».

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