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mercoledì 25 settembre 2013

Pena di morte in Iran dall'inizio dell'anno quasi 400 esecuzioni - 4 curdi rischiamo l'esecuzione

Corriere della Sera - Amnesty International
Chi ha giudicato la scarcerazione di Nasrin Sotoudeh e di altre decine di attivisti politici e per i diritti umani una svolta epocale, un segno definitivo di discontinuità tra il neo presidente Hassan Rouhani e il passato, potrebbe ricredersi presto.

I fratelli Jahangir e Jamshid Dehgani, Hamed Ahmadi e Kamal Molayee, quattro curdi iraniani, rischiano di essere messi a morte da un giorno all’altro. La loro condanna è stata ratificata dalla Corte suprema e un funzionario della prigione di Ghezel Hezar, nei pressi della capitale Teheran, gliel’ha fatto sapere in via confidenziale.

I quattro curdi sono stati arrestati nel 2009 e accusati, insieme ad altre sei persone, dell’assassinio di un importante esponente del clero sunnita, uno dei pochi in buoni rapporti con la dirigenza sciita iraniana. Il reato: atti ostili contro Dio e corruzione in Terra.

Il processo è stato segnato da enormi irregolarità. Intanto, la data dell’arresto precederebbe di diversi mesi l’omicidio; gli imputati non hanno potuto essere assistiti da un avvocato sia prima che durante il processo e hanno denunciato di essere stati costretti a firmare documenti senza poterli leggere, a causa delle torture e della minaccia che, in caso contrario, vi sarebbero state ripercussioni sui familiari.

In Iran la pena di morte è letteralmente all’ordine del giorno. Nel 2013, le esecuzioni rese note dalle autorità sono state già 236, un decimo delle quali solo questo mese. Le organizzazioni per i diritti umani protestano (anche convideo di artisti in esilio) e denunciano altre 160 esecuzioni avvenute in segreto A dicembre, il macabro record del 2012 potrebbe venire persino superato.

Almeno altri 20 curdi sono nel braccio della morte della prigione di Raja’i Shahr.

Oggi, nel giorno in cui è prevista un’altra impiccagione di un minorenne al momento del reato, il presidente Rouhani è all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove alla fine del 2012 111 stati membri hanno approvato una risoluzione per una moratoria globale sulle esecuzioni: quale migliore occasione per chiedere al presidente iraniano di fermare il boia?

Aggiornamento: l’esecuzione di un minorenne prevista oggi è stata sospesa. C’è però il rischio che abbia luogo quando l’attenzione sul caso sarà calata.

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