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mercoledì 2 gennaio 2019

I sindaci contro il decreto sicurezza: Orlando, De Magistris, Nardella, Pizzarotti, Falcomatà, Pascucci, Alessandrini. Disobbedienza umanitaria dei sindaci.

La Repubblica
L'annuncio del primo cittadino di Palermo - che sospende il provvedimento bandiera del vicepremier leghista - scuote la politica. E apre una riflessione anche tra i primi cittadini. Nardella: "Non ci pieghiamo al ricatto del dl Salvini". Pizzarotti: "Con le nuove norme difficoltà nell'avere documenti". Falcomatà: "Chiediamo un incontro al Viminale". Il ministro dell'Interno: "Legge firmata da Mattarella"



Ha aperto una breccia, il sindaco di Palermo. Leoluca Orlando ha annunciato la sospensione, nella sua città, degli effetti del decreto sicurezza. In particolare - ma non solo - per quanto riguarda l'impossibilità di iscriversi all'anagrafe alla scadenza del permesso di soggiorno per motivi umanitari (con l'esclusione quindi da una serie di servizi sociali). "È disumano e criminogeno", dice Orlando. E poi rincara la dose: "Puzza di razziale". Orlando ha toccato un tasto dolente. Innescando reazioni politiche. E il consenso di altri sindaci. Per questo Salvini gli risponde in modo durissimo.

De Magistris: "Noi obbediamo alla Costituzione"Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, rivendica di aver fatto subito la scelta di sospendere il decreto. Fin dall'approvazione del provvedimento: "Ho schierato la mia città dalla parte dei diritti - dice a Repubblica - noi applichiamo le leggi ordinarie solo se rispettano la Costituzione repubblicana. È obbedienza alla Carta e non disobbedienza civile. L'iscrizione all'anagrafe è fondamentale, consente alle persone di avere diritti. Sono in ballo interessi primari della persona: l'assistenza, l'asilo. Ci muoviamo in questa direzione anche per il sistema Sprar che è un'esperienza da tutelare mentre questo governo punta a riaprire centri affollati, depositi di persone che rischiano di trasformarsi in vere e proprie bombe umane".

L'Anci: "Servono correttivi"Il primo cittadino di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, è amareggiato: "Come sindaci avevamo rilevato queste problematiche fin da ottobre - dice a Repubblica - e non c'è stata alcuna concertazione e condivisione. Nella nostra città mai applicheremo norme che vanno contro i principi costituzionali e di accoglienza. A questo punto auspichiamo che il Viminale voglia incontrare l'Anci".

In realtà sono molti gli aspetti del decreto contestati: "Ci dicono di sgomberare gli irregolari e non ci dicono dove collocarli", spiega Falcomatà. Ma i problemi non riguardano solo la gestione dei migranti: "Un aspetto che mi inquieta molto è anche la possibilità di vendere beni sequestrati alla mafia senza alcuna selezione. In questo modo il mafioso rischia, attraverso un prestanome, di rientrare in possesso del bene confiscato".

Federico Pizzarotti, primo cittadino di Parma, è preoccupato: "Da subito abbiamo segnalato che questo decreto, per come è scritto, crea solo problemi, difficoltà nell'avere documenti e quindi nell'inserirsi in un percorso regolare, anche per ottenere un lavoro. Queste persone ovviamente non scompaiono con il decreto sicurezza, ma restano sul territorio, con difficoltà dal punto di vista del riconoscimento. Cercheremo di capire come si muovono gli altri Comuni, di coordinarci. Certo non basta una lettera di un sindaco per modificare il funzionamento dell'anagrafe e sospendere una legge dello Stato".

Si schiera anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella: "Firenze non si piegherà al ricatto contenuto nel decreto sicurezza che espelle migranti richiedenti asilo e senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade. Ci rimboccheremo le maniche perché Firenze è città della legalità e dell'accoglienza, e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata".

Alessio Pascucci, sindaco di Cerveteri, è anche coordinatore nazionale di Italia in Comune e denuncia: "Ai Comuni ora toccherà sobbarcarsi 280 milioni di euro di costi per la gestione del decreto, in termini di servizi sociali e sanitari rivolti ai soggetti vulnerabili. Chiediamo lo stralcio della parte relativa allo Sprar. E serve un tavolo di concertazione con l'Anci". E il presidente dell'Anci, Antonio Decaro, sindaco di Bari: "A questo punto è necessario un tavolo a livello ministeriale per introdurre i correttivi. La norma così com'è non tutela i diritti della persona".

E il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini: "Quella di Palermo è una scelta da studiare, su cui rifletterò. Ma questa è una situazione in cui noi sindaci ci troviamo a causa delle scelte criminogene, sul piano dei diritti, fatte da Matteo Salvini. Per me valgono le parole di Mattarella. La questione della sicurezza - e della convivenza - si declina attraverso diritti e doveri. E ricordo che a Pescara, come in molte altre città d'Italia, il primo nato dell'anno è figlio di una famiglia di migranti".

Pd: "I sindaci reagiscono per tutelare le città"Il Pd si schiera con la mobilitazione dei sindaci. "Gli effetti del decreto Salvini purtroppo sono evidenti - dice a Repubblica Maurizio Martina - più insicurezza per tutti e meno gestione delle situazioni più delicate. Capisco i sindaci che per difendere i loro cittadini reagiscono a tutela delle città". Più tardi aggiunge: "Bisogna lavorare alla raccolta firme per un referendum abrogativo".

Nicola Zingaretti, altro candidato in corsa per la segreteria dem: "Mi sento vicino al sindaco Orlando al suo impegno contro l'odio e capisco la sua fatica per porre rimedio a norme confuse scritte solo per l'ossessione di fare propaganda e che spesso producono caos, più diffidenza e insicurezza per tutti. Tutto sulle spalle dei territori e degli amminisitratori locali. Dall'odio non è mai nata la sicurezza e il benessere per le persone, ma solo macerie per i furbi e i piu forti".

Tiziana Testa

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