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domenica 6 gennaio 2019

Migranti - "Obiezione di coscienza" La mossa della Chiesa contro il decreto sicurezza

La Stampa
L'arcivescovo apre il fronte cattolico. La Cei affronterà il tema al prossimo consiglio. Appello della Comunità di Sant'Egidio: "Tutti devono godere dei diritti fondamentali".

Uno dei bambini a bordo della Sea Watch 
La carica la suona il cardinale Bagnasco. Ad aprire il fronte cattolico delle critiche al decreto Sicurezza è infatti il porporato presidente dei vescovi europei, oltre che arcivescovo di Genova. Parla apprestandosi a celebrare una messa per il popolo dei giostrai del luna park, e a proposito delle polemiche sull'obiezione di coscienza dei primi cittadini calibra parole che sono pacate e pesantissime: «I sindaci dovranno prendere le loro decisioni, verificarle ai livelli giusti - premette - ma comunque l'obiezione di coscienza è un principio che viene riconosciuto, mi pare». 

E poi: «L'obiezione di coscienza riguarda obiezioni e valutazioni personali in merito a delle situazioni concrete. Ognuno prenderà le proprie decisioni, sempre nel rispetto naturalmente di quello che è l'ordinamento generale. Penso che nessuno voglia essere sovversivo, però ci sono problemi che richiedono anche dei giudizi di coscienza. Sono persone che magari chiedono aiuto perché fuggono da situazioni disperate». 

Dall'altra parte dello Stivale arriva il grido di monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo. Invita a non «rimanere in silenzio dinnanzi ai disumani decreti che aggravano la sofferenza di chi è vessato da povertà e guerra».
Due vescovi di due diocesi importanti che si esprimono in questo modo nelle stesse ore. Difficile sia un caso.
Dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) non rilasciano dichiarazioni per un motivo semplice: fra nove giorni i vescovi si riuniranno nel consiglio permanente. Però trapela che, anche se non è all'ordine del giorno, il tema caldo della sicurezza sarà affrontato. E se viene aggiunto così all'ultimo, significa che la preoccupazione c'è. Ed è facile aspettarsi che ne parlerà per primo il presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, nel suo discorso introduttivo.
La rabbia dei cattolici
A tutto questo si aggiunge l'apprensione e anche la rabbia dell'associazionismo cattolico, con cui La Stampa ha parlato. La Comunità di Sant'Egidio si esprime con il suo presidente Marco Impagliazzo: «Il decreto avrà l'effetto di aumentare il numero degli irregolari, proprio quell'area in cui prospera l'insicurezza che si vorrebbe contrastare». Impagliazzo ricorda che «la protezione umanitaria, di cui godevano cittadini provenienti da Paesi in cui sono presenti conflitti, è stata a lungo uno strumento che ha permesso l'integrazione, a partire dalla residenza. Proprio l'iscrizione anagrafica dello straniero è garantita da vari articoli della Costituzione e dalla legge anagrafica del 1954». 
Ed ecco un appello esplicito: «Dato che giustamente in Italia lo straniero è titolare di tutti i diritti fondamentali, chiediamo di ripristinarla anche per i richiedenti asilo in attesa di risposta dalle commissioni territoriali».
Il Centro Astalli, servizio dei Gesuiti per i rifugiati, boccia come «misure incoerenti e incomprensibili l'abolizione della protezione umanitaria e l'esclusione dei richiedenti asilo dal Sistema di Accoglienza dei Richiedenti asilo e Rifugiati (Spray)».
Ecco poi la Caritas, che parla con Oliviero Forti: «Il 2019 sarà un banco di prova per le nostre comunità, che dovranno riappropriarsi di quei valori fondamentali che vedono nel Vangelo e nella Costituzione due punti di partenza irrinunciabili per scelte che abbiano al centro la persona».
I richiami di Bergoglio
Sono tutte parole chiaramente in linea con i ripetuti appelli di Papa Francesco. In questa fase delicata non arrivano suoi messaggi espliciti, anche perché Bergoglio rispetta gli episcopati e dunque è naturale che parlino vescovi italiani e non la Segreteria di Stato Vaticana. Ma è evidente quanto gli interventi dei prelati italiani riprendano i richiami del Pontefice, che ribadisce spesso come non si possa mai venire meno all'umanità, lasciare la gente per strada o in mare. Anche se queste cose il Papa le dice «con toni che non sono politico-sociali, ma evangelici», precisano Oltretevere. L'argomento dell'ultimo periodo è il parallelo tra i migranti e la famiglia di Nazaret: manda sempre in fibrillazione i neocon filo-leghisti, i quali sostengono che la famiglia di Nazaret non era migrante ma solo rifugiata. Un altro indizio è lo scarso risalto con cui il Papa ha accolto il premier Conte il 15 dicembre.
Tutti segni che confermano come la Chiesa di Francesco sia scesa in campo per arginare le «storture» del decreto sicurezza.

Domenico Agasso jr, Bruno Viani

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