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lunedì 22 ottobre 2018

Ungheria dopo stretta su migranti e Ong adesso manda in carcere i senzatetto! Situazioni in cui legalità e giustizia non coincidono!

La Stampa
Il reticolo di sottopassaggi del centro di Budapest ieri era completamente deserto. Accanto ai piloni dei ponti, e vicino ai marciapiedi solo i resti di giacigli provvisori, qualche rifiuto, i bidoni usati come stufe ormai fredde. Le decine di clochard che qui trovavano rifugio sono improvvisamente scomparse. 




Dopo la stretta sui migranti, sui media e sulle ong, nel mirino di Orban sono finiti i senzatetto: da ieri in Ungheria chiunque venga sorpreso a dormire per strada sarà arrestato. 


È l’effetto della modifica dell’articolo 22 della Costituzione voluta dal governo, approvata dal parlamento di Budapest, e fortemente criticata dagli attivisti dei diritti umani come «crudele». 

Già a giugno l’esperta di housing dell’Onu, Leilani Farha, l’aveva definita «incompatibile con la legge internazionale per i diritti umani». 

Il provvedimento dà la possibilità alla polizia di arrestare i senzatetto che vengono scoperti tre volte in 90 giorni a dormire all’aperto. La polizia, dopo tre «avvertimenti», avrà la facoltà di portarli in carcere e distruggere tutti i loro averi. A meno che i clochard non siano in grado di pagare una multa che, secondo le ong, «nessuno di loro potrà pagare».

L’obiettivo è «assicurare che i senzatetto spariscano dalle strade e che i cittadini possano fare uso dello spazio pubblico», ha dichiarato Attila Fulop, segretario di Stato per gli affari sociali, mentre Bence Rétvári, viceministro delle Risorse umane, ha spiegato che «salverà vite umane con l’approssimarsi dell’inverno».

Si stima però che in Ungheria esistano 11 mila posti nei rifugi statali, mentre sarebbero 20 mila i senzatetto. Gabor Ivanyi, che guida il gruppo Oltalom (Shelter) che gestisce rifugi con 600 posti letto a Budapest, ha detto che «questa legge ha lo scopo di spaventare i senzatetto per spingerli a fuggire», e che «ora hanno paura, e non possiamo prevedere cosa succederà».

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