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mercoledì 27 febbraio 2019

Lesotho: manca acqua potabile, arresto della crescita per un bambino su tre

Osservatorio Diritti
La prima visita dell'Onu in Lesotho punta sull'assenza di acqua potabile e di servizi igienico-sanitari. A rischio sono in particolare le persone affette da Hiv e i bambini.


«La mancanza di servizi legati all’acqua potabile e igiene sanitaria aumenta la vulnerabilità della popolazione, in particolare per quelli già a rischio, quali orfani, persone affette da Hiv/ Aids, famiglie guidate da donne, contadine rurali e persone che vivono in aree remote».

Sono le parole di Léo Heller, relatore speciale sui diritti umani per l’acqua potabile e le strutture igienico sanitarie delle Nazioni Unite, a seguito della prima visita effettuata in Lesotho,paese dell’Africa sudorientale.

«Realizzare il diritto umano all’igiene – sono le parole di Heller – significa che le ragazze non smetteranno di andare a scuola perché non possono permettersi di comprare gli assorbenti. Significa anche che i bambini sotto i cinque anni non dovrebbero defecare all’aperto di fronte ai loro coetanei. Che le donne non dipendano da un secchio d’acqua riempito in un pozzo lontano e non protetto. Ma, cosa più importante, significa che potrebbero diventare autonomi ed emancipati».

Da qui la possibilità, richiesta dal relatore Heller, di istituire una Commissione nazionale per i diritti umani nel Lesotho. «Spero – dice – che la Commissione sia presto costituita con un mandato per supervisionare le questioni relative ai diritti economici, sociali e culturali e intraprendere la sua funzione di controllo con indipendenza e autonomia per far rispettare tali diritti».
Acqua e servizi igienico-sanitari, la storia di Palesa
Nella sua relazione conclusiva, Heller porta all’attenzione la storia di una ragazza del Lesotho, Palesa.Una storia che rappresenta una realtà diffusa, che dà il senso di quanto si consuma nel paese africano ai danni della sua popolazione.

Palesa è una ragazza che vive nella zona rurale montuosa del Lesotho. La madre era sieropositiva e ha dovuto assumere farmaci per proteggere Palesa dalla trasmissione del virus. Ma aveva bisogno di acqua pulita per assumere le medicine e per la sua alimentazione, e mentre il padre di Palesa era al lavoro, la madre incinta doveva camminare per lunghe distanze per andare a prendere acqua e trasportare secchi pesanti, mettendo anche a rischio la gravidanza.

All’età di 5 anni, i genitori di Palesa non potevano permettersi di avere accesso a acqua pulita e prodotti per l’igiene, e Palesa soffriva spesso di diarrea. Ha sofferto di arresto della crescita, così come circa un terzo dei bambini in Lesotho.

Quando cresceva, Palesa non aveva un bagno al suo asilo e defecava all’aperto, dove tutti i suoi coetanei la vedevano seminuda. Quando aveva 15 anni, i genitori morirono e si ritrovò sola a prendersi cura di suo fratello e sua sorella e fare le faccende domestiche. Era difficile per Palesa seguire le lezioni perché non aveva il tempo di fare i compiti mentre doveva andare a prendere l’acqua.

«La storia di Palesa – dice il relatore Onu – è basata su un personaggio immaginario, ma la sua storia non è una finzione. Lo sviluppo umano non diventerà mai reale fino a quando i diritti umani all’acqua e ai servizi igienico-sanitari saranno ignorati».
Aids e arresto della crescita: in Lesotho manca l’acqua

In Lesotho l’acqua, i servizi igienici e l’igiene sono fattori guida e moltiplicatori di vulnerabilità, con conseguenze negative sullo sviluppo umano. Infatti, l’indice di sviluppo umano del Lesotho è stimato a 0,520 per il 2017, che rientra nella categoria di basso sviluppo umano.

Il personaggio immaginario, la madre di Palesa, rappresenta il 25% della popolazione che vive affetta da Hiv nel Lesotho, che si classifica – con questi numeri – al secondo posto nel mondo in termini di prevalenza del virus.

Felicia Buonomo

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