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sabato 16 febbraio 2019

Baraccopoli di San Ferdinando, un altro rogo, muore giovane migrante. Altra vittima delle condizioni in cui sono costretti a vivere i lavoratori immigrati

Il Messaggero
Un incendio è divampato la notte scorsa nella baraccopoli di San Ferdinando ed ha provocato una vittima. Le fiamme sono state spente dai vigili del fuoco che hanno allestito una postazione fissa sul posto. 


La vittima, secondo le prime notizie raccolte dagli investigatori, si chiamerebbe Aldo (il nome italiano che si era dato) Diallo, senegalese, di circa 35 anni. L'identificazione non è ancora ufficiale, visto che nel rogo sono andati distrutti anche i suoi documenti, ma il nome emerge dai racconti degli altri migranti che vivono nella tendopoli.
Una quindicina le baracchie distrutte nell'incendio. Sono in corso le indagini per accertare la dinamica di quello che è avvenuto. I quindici migranti rimasti senza un tetto sono stati ricoverati presso la nuova tendopoli gestita dal Comune di San Ferdinando, e grazie all'intervento immediato dei vigili del fuoco, il cui presidio è all'esterno del campo, e delle forze dell'ordine, è stato possibile contenere ulteriori, gravi effetti.

C'è tensione tra i migranti che vivono nella baraccopoli. Da tempo chiedono soluzioni abitative alternative che superino l'emergenza della baraccopoli. Nel campo, stamani, c'è chi è pronto a dare vita ad un corteo di protesta fino a San Ferdinando. 

Al momento comunque, non si sono registrati problemi. Intanto il prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, ha immediatamente convocato alle 6 di questa mattina una riunione di Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica, presso la sede del Comune di San Ferdinando. 

Nel corso dell'incontro è stato messo a punto un piano per trasferire i migranti in una migliore situazione alloggiativa. Dopo le procedure di identificazione e la verifica dei requisiti di legge (permesso di soggiorno), quelli che lo vorranno saranno trasferiti nei centri Sprar o Cas della provincia di Reggio Calabria. Nel corso del vertice il Prefetto ha richiamato «l'importanza di attuare politiche attive di integrazione ed inclusione nel tessuto socio economico della Piana di Gioia Tauro - si legge in una nota - attraverso forme di accoglienza diffusa, anche ai sensi dell'art. 40 del Testo unico sull'immigrazione, così come convenuto nelle riunioni che si sono susseguite in Prefettura. In quelle occasioni, anche la Regione Calabria ha manifestato la disponibilità a contribuire alla soluzione del problema con strumenti che incentivino le locazioni, come la creazione di un apposito Fondo di garanzia per i proprietari che concedono un immobile in locazione, nonché l'investimento di risorse finanziarie per l'eventuale ristrutturazione di beni confiscati o del patrimonio pubblico». Al vertice erano presenti il Questore Raffaele Grassi, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Flavio Urbani, il vice comandante dell'Arma dei carabinieri, Stefano Romano, il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi, il rappresentante di vigili del fuoco, Carmelo Triolo.

I precedenti
Con l'uomo morto la notte scorsa, salgono a tre le vittime di incendi nella baraccopoli di San Ferdinando registrate in un anno.
Il 27 gennaio 2018 perse la vita una 26enne nigeriana, Becky Moses. In quel caso l'incendio fu doloso. Pochi mesi dopo la polizia ha fermato una donna ritenuta la mandante del rogo, fatto appiccare per gelosia.
Il 2 dicembre 2018, morì Surawa Jaith, del Gambia, che avrebbe compiuto 18 anni pochi giorni dopo.
In precedenza, nella baraccopoli dove nel periodo invernale vivono anche migliaia di migranti impegnati nei lavori di raccolta degli agrumi nei campi della piana di Gioia Tauro, si erano verificati altri incendi che non avevano causate vittime solo per puro caso.

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