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martedì 28 aprile 2015

Rifugiati quanto fa male la retorica della paura - I veri numeri

La Voce
Gli sbarchi dei richiedenti asilo non erano un effetto di Mare Nostrum. Infatti continuano con l’operazione Triton. È diminuito, invece, il rispetto dei diritti umani. Intanto, riparte la campagna della paura. Mentre i numeri confermano che l’Italia accoglie molti meno rifugiati di altri paesi.

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NUMERI CONTRO LA RETORICA

Campo profughi di Zaatari
Avanza ora una nuova campagna della paura. Come in occasioni precedenti, quando alti esponenti governativi avevano parlato di “tsunami umano”, di esodo biblico, di rapporti dei servizi segreti che annunciavano centinaia di migliaia di profughi pronti a partire, si riparla di porti libici gremiti di nuovi partenti: 500mila, secondo le voci passate alla stampa. Ora in più c’è l’Isis, che caricherebbe a forza i profughi sulle barche per scagliarli contro l’Italia. Come se non ce ne fossero a sufficienza, a seguito dei tanti focolai di guerra tra Africa e Medio Oriente.
Questa macchina allarmistica indirizza gli strali soprattutto contro i trasportatori, i cosiddetti trafficanti di morte: non potendo respingere o affondare le barche, dovendo accogliere chi chiede asilo, si condannano coloro che a pagamento, bene o male, li conducono verso la salvezza. Si dice di voler contrastare il traffico di esseri umani, ma in realtà si vogliono scongiurare gli arrivi dei rifugiati.
Vediamo ora qualche dato, prima di sentirci vittime di un’invasione. Prima di tutto, i flussi migratori complessivi verso l’Italia sono diminuiti, per effetto della crisi economica, e non aumentati, come scritto in più occasioni anche da autorevoli quotidiani: gli ingressi erano più di 400mila all’anno fino al 2009, nel 2013 sono scesi a poco più di 250mila. In ogni caso, i nuovi ingressi regolari (perlopiù dall’Est Europa) sono più degli sbarcati: 178mila nel 2014. E tra coloro che sono arrivati illegalmente via mare, meno di 70mila hanno presentato richiesta di asilo in Italia. Gli altri non sono fantasmi che circolano nell’ombra: hanno oltrepassato le frontiere senza farsi registrare, con la benigna tolleranza delle autorità italiane, per chiedere asilo altrove.

I paesi dell’Europa centro-settentrionale, per non dire della Turchia, accolgono molti più rifugiati di noi: nel 2013, al netto delle nuove domande, 232mila in Francia, 190mila in Germania, 126mila nel Regno Unito, 114mila in Svezia, contro 78mila dell’Italia. 

Se poi allarghiamo lo sguardo, scopriamo che la Turchia, che accoglieva 600mila rifugiati nel 2013, ora ne dichiara oltre un milione; il Libano pure, e ne ha più di 200 ogni mille abitanti (noi poco più di 1, la Svezia 9, Malta 23). Complessivamente, l’86 per cento degli oltre 50 milioni di rifugiati del mondo sono accolti nel cosiddetto Terzo mondo. L’Unione Europea nel suo insieme ne riceve meno del 10 per cento, e ha diminuito la sua quota negli anni. Le retoriche dell’invasione, della guerra ai trafficanti, della lotta ai falsi rifugiati, hanno ottenuto molti più risultati di quanto si pensi, limitando l’adempimento degli obblighi umanitari.

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Maurizio Ambrosini

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