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mercoledì 16 luglio 2014

Iran - Almeno 870 esecuzioni nel primo anno di presidenza Rouhani

Corriere della Sera - Blog
Nei primi sei mesi dell’anno, in Iran sono state eseguite oltre 410 condanne a morte. Se continuerà così, il macabro record del 2013 (circa 700) verrà largamente superato.

Otto dei prigionieri messi a morte tra gennaio e giugno avevano meno di 18 anni. Il diritto internazionale non prevede un divieto generale riguardo alla pena di morte, ma eseguire condanne di minorenni al momento del reato è assolutamente proibito.

A differenza che ai tempi del doppio mandato presidenziale di Mahmoud Ahmadinejad, il massiccio uso della pena di morte (così come altre gravi violazioni dei diritti umani, tra cui la tortura, le punizioni corporali e la detenzione politica) ora non suscita grande interesse. Detto in termini più semplici, non serve. Anzi, rischia di essere un ostacolo.

Perché adesso c’è a Teheran un presidente “moderato”, con cui riprendere a parlare sui dossier vecchi (nucleare) e nuovi (Iraq, Gaza, Siria). C’è un “nuovo corso”, che consente di migliorare i rapporti e gli scambi economici e culturali (è di domenica un accordo tra l’agenzia di stato IRNA e l’italiana AGI. Ho chiesto che questo accordo non comprometta l’informazione sui diritti umani, e la direzione dell’agenzia ha dato rassicurazioni. Staremo a vedere).

Pazienza, allora, se nel primo anno di presidenza di Hassan Rouhani le esecuzioni sono state almeno 870.

Una delle prossime esecuzioni, se gli appelli non riusciranno a fermarla, potrebbe essere quella di Rasoul Holoumi, condannato a morte nel Khuzestan nell’ottobre 2010.
Holoumi è stato giudicato colpevole dell’uccisione di un suo coetaneo, Nasim Nouri Maleki, durante una rissa. All’epoca, nel settembre 2009, aveva 17 anni.

Nel giro di un mese prima ha confessato, poi ha ritrattato sostenendo che mentre era in corso la rissa si trovava a casa, poi ha dichiarato di aver scagliato una pietra contro un ragazzo che si stava avventando contro di lui, infine ha negato di averla lanciata. A rendere più oscuro il quadro, una vecchia inimicizia tra la famiglia di Holoumi e quella del principale testimone.

L’esecuzione di Holoumi era stata già fissata per il 4 maggio, quando la famiglia Maleki ha accettato la proposta di un risarcimento (l’istituto della diyah o denaro di sangue). Al momento della determinazione, questo si è rivelato troppo alto per la famiglia Holoumi: tre miliardi e mezzo di rial (circa 100.000 euro) più le proprietà della casa e della fattoria. E dunque, il boia si prepara di nuovo.

Sarebbe importante tener conto dell’appello che Navy Pillay, Alta commissaria uscente delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha rivolto negli ultimi giorni ai sei paesi che compongono il gruppo 5+1 incaricato di negoziare con l’Iran sulla questione nucleare: inserite nell’agenda dei negoziati il tema dei diritti umani!

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