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giovedì 26 dicembre 2013

Sud Sudan, l’orrore delle fosse comuni - All’Onu risoluzione per inviare altri 5.500 caschi blu

La Stampa
Nella roccaforte dei ribelli centinaia di persone uccise e una buca con 34 corpi
Kerry: fermare la guerra. All’Onu risoluzione per inviare altri 5.500 caschi blu

Una fossa comune con 34 corpi e centinaia di persone massacrate, secondo testimoni, in una stazione della polizia. La situazione in Sud Sudan peggiora con il passare delle ore, con 45.000 rifugiati civili nelle basi dell’Onu.

Il segretario di Stato americano, John Kerry, chiede la fine delle ostilità e l’avvio di trattative fra l’ex vice presidente sudsudanese, Riek Machar, e il presidente Salva Kiir. La Nazioni Unite continuano a monitorare la situazione - l’alto commissario per i diritti umani Pillay ha denunciato la scoperta della fossa comune di Bentiu, mentre altre sarebbero state trovate a Juba - e si apprestano a votare una risoluzione che autorizza il rinforzo di 5.500 uomini della missione di pace nel paese. L’Onu ha già 7.000 fra uomini della missione di pace e poliziotti in Sud Sudan.

«Il futuro del Sud Sudan è in pericolo e in questo momento c’è bisogno di una leadership forte. I leader del Sud Sudan si trovano a fronteggiare una difficile scelta: possono tornare a dialogare o distruggere i progressi ottenuti» afferma l’ambasciatore americano all’Onu, Samantha Power. 

Gli Stati Uniti hanno inviato 150 marine e alcuni aerei in una delle basi nel corno d’Africa nel caso in cui fossero necessari. Una decisione che mostra i timori per i civili americani che restano nel paese. 

Circa 380 americani sono stati evacuati dal Sud Sudan negli ultimi giorni ma, secondo indiscrezioni, altri 200 civili sarebbero ancora nel paese. Gli Stati Uniti hanno contatti con i principali attori sulla scena politica del Sud Sudan e stanno cercando di fare pressione per una soluzione di pace. 

Gli Usa, infatti, hanno giocato un ruolo diretto nell’indipendenza del Sud Sudan con il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente americano Barack Obama, Susan Rice, che ha partecipato nel 2011 a una cerimonia a Juba per celebrare l’indipendenza nel Paese.

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