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venerdì 15 aprile 2016

Boko Haram: diffuso video con 15 delle 220 studentesse rapite nel 2014. Richiesto riscatto

Corriere della Sera
Nigeria, vive le ragazze rapite da Boko Haram - Il video ai negoziatori, lo strazio delle famiglie
Un filmato mostra 15 delle oltre 200 studentesse sequestrate due anni fa da una scuola di Chibok: i parenti le riconoscono. I jihadisti avrebbero chiesto un riscatto di 44 milioni di euro per il rilascio

Un fotogramma del video sulle ragazze rapite e la commozione di una madre che riconosce la figlia
«La mia Saratu!» dice con la voce rotta dal pianto allungando la mano sullo schermo come per volerla toccare. Rifkatu Ayuba ha appena riconosciuto la figlia diciassettenne tra le ragazze velate che compaiono in un video rilasciato da Boko Haram. Il filmato è stato consegnato ai negoziatori locali come prova che le studentesse di Chibok sono ancora vive. E che siano proprio loro lo hanno confermato durante una proiezione collettiva alcune madri delle adolescenti rapite esattamente due anni fa dal dormitorio del loro liceo, la notte prima degli esami. Il filmato è il primo a ritrarre le ragazze dal maggio del 2014, quando a un mese dal rapimento erano state divulgate le immagini delle giovani sotto sequestro, nel pieno della campagna internazionale #bringbackourgirls.

L’appello
Nel video, pubblicato dalla Cnn, compaiono 15 ragazze schierate su due file davanti a un muro giallo: sono avvolte in una tunica che lascia scoperto soltanto il volto. Alcune guardano in camera, gli occhi persi nella tristezza. Una voce fuori campo chiede di presentarsi, e ognuna di loro risponde indicando il proprio nome e quello della scuola superiore di Chibok da cui è stata rapita. Verso la fine Nuna di loro, Naomi Zakaria, lancia un appello: «È il 25 dicembre 2015, parlo a nome di tutte le ragazze di Chibok, stiamo bene» è la premessa. Poi prosegue chiedendo alle autorità nigeriane di aiutarle a ricongiungersi con le loro famiglie. Il video sarebbe dunque stato registrato lo scorso Natale: data considerata attendibile dai negoziatori coinvolti nelle trattative con Boko Haram.

La richiesta di riscatto
Perché delle trattative sono in corso tra il gruppo jihadista e il governo nigeriano: dopo che il presidente Buhari si è detto disposto a trattare, i miliziani tre mesi fa avrebbero chiesto un riscatto di 10 miliardi di naire, l’equivalente di oltre 44 milioni di euro, per il rilascio delle 219 studentesse di Chibok ancora nelle loro mani (sulle 276 sequestrate, 57 erano riuscite a fuggire subito dopo il rapimento) . Lo ha rivelato al Sunday Telegraph una fonte ben informata che già la settimana scorsa aveva parlato del nuovo video con le 15 ragazze pubblicato ora dalla Cnn. Sulla richiesta di riscatto il governo nigeriano è diviso: Per alcuni, scrive il quotidiano britannico, sarebbe una soluzione, per altri soltanto un modo per rafforzare il gruppo e permettergli di reclutare nuovi adepti in un momento di crisi sul piano militare (guarda il webreportage).

Trattamento «di favore»
In realtà la prima richiesta del leader Abubakr Shekau, avanzata l’anno scorso, era stata quella di uno scambio di prigionieri: ma questa trattativa, mediata dalla Croce Rossa, si era arenata perché i miliziani voluti non erano nelle mani delle autorità nigeriane.
In ogni caso Boko Haram sembra intenzionato a sfruttare il valore aggiunto che queste rapite hanno acquisito, soprattutto grazie al clamore internazionale che il loro sequestro di massa ha suscitato. Per questo forse le ha mantenute in vita e sottratte al destino di kamikaze che ha riservato a molte altre soprattutto nell’ultimo anno.

La scuola e le macerie
Oggi, per il secondo anniversario del sequestro di gruppo, il vicepresidente nigeriano Yemi Osinbajo troverà una comunità arrabbiata: non soltanto perché le autorità non hanno ancora saputo riportare a casa le ragazze (nonostante ne avessero avvistate alcune, non intervennero perché troppo rischioso), ma anche perché l’unica scuola del paese, quella distrutta da Boko Haram la notte del sequestro, è ancora in macerie, lamenta Yakubu Nkeki, leader del gruppo di familiari delle studentesse rapite. Ventimila bambini dell’area oggi non hanno aule dove studiare. «Boko Haram ha raggiunto il suo scopo. Non vogliono che noi abbiamo un’istruzione occidentale e i nostri figli non ce l’hanno», è la sua amara conclusione.

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