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sabato 14 marzo 2015

Cina - Negli scontri almeno 450 morti delle minoranze "uiguri" e "han" nel 2014 anno nero per il Xinjiang

Cina Forum
Con oltre 450 morti negli scontri tra le forze dell’ordine e la minoranza degli uiguri (musulmani turcofoni) e tra questi ultimi e i cittadini han (l’etnia maggioritaria in Cina), il 2014 è stato un anno nero per il Xinjiang, la grande regione del nord-ovest della Repubblica popolare tradizionalmente teatro di rivolte separatiste.

Secondo i dati resi pubblici oggi dall’associazione (con sede a Washington) Uyghur Human Rights Project, l’anno scorso nella Regione autonoma uigura del Xinjiang (XUAR) sono morte tra 457 e 478 persone in conseguenza degli scontri e della repressione.

Le statistiche del gruppo di uiguri residenti negli Stati Uniti – che si basano su resoconti della stampa cinese e internazionale – sono probabilmente sottostimate, perché, a causa della rigida censura che vige nell’area, spesso degli gli scontri non viene data notizia.

Secondo Uyghur Human Rights Project, gli uccisi nel 2014 sono così ripartiti: tra 235 e 240 uiguri e tra 80 e 86 han.

Comunque più del doppio rispetto al 2013 quando i morti – sempre secondo la stessa organizzazione – erano stati tra 199 e 237 (116-151 uiguri e 32-38 han).


Le aree più colpite dall’ondata di violenza sono quelle a sud del deserto del Taklamakan: le cosiddette Altishaher, le “Sei città” culla della cultura e dell’islam uiguro tra le quali la “capitale” Kashgar (Kashi per i cinesi han).

Si tratta di cifre che evidenziano come non si tratti di incidenti isolati ma di uno scontro in corso in un’area della Cina, dove una parte degli uiguri denuncia pesanti limitazioni alla libertà di culto, discriminazioni sul mercato del lavoro e osteggia la massiccia immigrazione di cinesi di etnia han.
Secondo le autorità di Pechino, gli attentati (compiuti il più delle volte all’arma bianca, ma recentemente si sono registrati anche casi di attentatori suicidi muniti di cintura esplosiva) sono diretti e incoraggiati da gruppi di estremisti legati al terrorismo internazionale di matrice qaedista.

Dopo la strage (33 morti) alla stazione ferroviaria di Kunming (nella provincia dello Yunnan) compiuta da un commando di uiguri armati di coltelli, un anno fa il Partito comunista cinese lanciò una campagna anti-terrorismo nell’ambito della quale è stato ordinato ai tribunali di procedere più speditamente nei casi di terrorismo, e alle forze dell’ordine di fare un maggiore impiego della forza.

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