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domenica 29 marzo 2015

Carceri Camerun - Sant'Egidio: tanti diversi interventi per cambiare la grave situazione. Anni di prigione per il furto di un panino.

La Repubblica
Nel penitenziario di Maroua la Comunità di Sant'Egidio costruisce un moderno sistema di estrazione dell'acqua potabile. La dura realtà delle prigioni, tra minori condannati per aver rubato una mela e donne dimenticate dietro le sbarre senza processo. Alla fine della pena, chi non può pagare non esce
Milano - Scabbia, pene aggiuntive, fame, sete e detenzioni di anni per reati minimi. Piccoli furti come quello di una mela, di una barra di sapone o di due galline. È la quotidianità nelle carceri del Camerun. A Maroua, nel nord colpito dagli attacchi di Boko Haram, la Comunità di Sant'Egidio ha però realizzato un nuovo impianto idrico. Finora, mesi interi senz'acqua potabile, con la temperatura che nella stagione secca (da marzo a maggio) saliva a 40 gradi e le sbarre diventavano roventi.

Tra scabbia e sovraffollamento. "La vita ritorna nella prigione", ha detto commosso Mahaila, un anziano da trent'anni dietro le sbarre. Prima i tubi danneggiati e la mancanza di serbatoi permettevano alla poca acqua disponibile di raggiungere la prigione solo per alcune ore di notte, quando le celle erano chiuse e i prigionieri non potevano usufruirne. Inoltre, periodicamente la Comunità di Sant'Egidio finanzia la disinfestazione delle celle, dove il sovraffollamento è del 394% (987 persone per 250 posti). Le pessime condizioni igieniche facilitano la diffusione della scabbia, di cui sono affetti quasi tutti i detenuti, la tubercolosi, le malattie intestinali, l'aids e il colera.

Senza soldi non si mangia, anche i minori. Maroua è una delle dieci prigioni del Paese visitate ogni settimana dai membri di Sant'Egidio. Tutti camerunensi, che operano a titolo gratuito. Creano un legame personale con i carcerati e portano materassi per chi dorme sulla nuda terra, medicine, sapone, vestiti e cibo. Infatti si mangia una volta al giorno un piatto di polenta di mais, lasciando alla famiglia il compito di integrare il pasto: quando è lontana o troppo povera, il prigioniero rischia gravi stati di malnutrizione. Per i minori detenuti, spesso ragazzi di strada, Sant'Egidio organizza corsi di alfabetizzazione e di formazione professionale, utili per il reinserimento nella società.

Dietro le sbarre senza processo per anni. La legge non pone limiti alla custodia cautelare e si può rimanere dietro le sbarre per anni, senza essere condannati. Succede quando l'accusato non può pagare un avvocato, senza il quale non si può avviare il processo, oppure perché il dossier sul caso resta "dimenticato" nel commissariato dove è avvenuto l'arresto. Christelle, 36 anni, era stata arrestata insieme ad altre cinque donne con l'accusa di aver rubato un sacco di riso. A un anno di distanza, nessuno aveva verificato l'accusa o cercato testimoni e il processo non era mai stato convocato. L'intervento della Comunità è stato quello di prendere contatto con l'accusatore, stabilire con lui un indennizzo (20 euro) e ottenere la scarcerazione.

Scontata la pena, chi non paga resta in carcere. "Il problema principale - spiega Luc de Bolle di Sant'Egidio - è quello di riuscire ad ottenere la scarcerazione anche quando sarebbe dovuta". Spesso in Africa la pena consiste in due parti, una detentiva e una pecuniaria. Per tornare in libertà è necessario pagare una somma di denaro che comprende anche il rimborso delle spese legali. Chi non può pagare resta dietro le sbarre più a lungo. "In Camerun - aggiunge il volontario - hai anche un obbligo ulteriore: terminata la pena, lavori in carcere per ripagare lo Stato dei soldi spesi per mantenerti durante la detenzione". De Bolle ricorda il caso di un ragazzino condannato a un anno per il furto di un panino: ha dovuto scontare sei mesi aggiuntivi proprio per questo motivo.

Liberare i prigionieri nelle carceri africane. In Camerun e in altri 14 Stati subsahariani, la Comunità di Sant'Egidio paga le spese per liberare alcuni detenuti che hanno terminato di scontare la pena. "Anche dopo l'uscita dal carcere - dice De Bolle - seguiamo il loro percorso, avviandoli a un lavoro". La cifra varia a seconda del Paese, da 200 a 500 euro. Così Josè, un ragazzo del nord del Mozambico, è tornato in libertà. Era stato arrestato a 16 anni per aver rubato una cassetta di frutta da un venditore ambulante. Lo avevano preso mentre scappava. In prigione è rimasto quattro anni, tre di più della pena che gli spettava. "Quando lo abbiamo conosciuto - spiegano dall'associazione - era in grave stato di denutrizione, pieno di piaghe".


di Stefano Pasta

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