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mercoledì 21 gennaio 2015

Etiopia, i giornalisti nel mirino del governo: azzerata la libertà di stampa alla vigilia delle elezioni di maggio

La Repubblica
La denuncia di Human Rights Watch. Il rapporto è di 76 pagine - intitolato "Il giornalismo non è un crimine: Violazioni della libertà dei media in Etiopia"- contiene dettagli su come il governo etiopico ha ridotto il giornalismo indipendente dal 2010 ad oggi
Nairobi - La repressione sistematica del governo etiope di media indipendenti ha creato un paesaggio desolante in vista delle elezioni generali del prossimo maggio. Lo segnala Human Rights Watch in un rapporto pubblicato oggi. L'anno scorso, sei pubblicazioni di editori privati sono state chiuse, dopo vessazioni da parte del governo; almeno 22 giornalisti, blogger, editori sono stati perseguiti penalmente e più di 30 giornalisti sono fuggiti dal paese per paura di essere arrestati, sotto il peso di leggi repressive.

Gli arresti e i soprusi contro giornalisti. Il rapporto è di 76 pagine - intitolato "Il giornalismo non è un crimine: Violazioni della libertà dei media in Etiopia"- contiene dettagli su come il governo etiopico ha ridotto il giornalismo indipendente dal 2010 ad oggi. Human Rights Watch ha intervistato più di 70 giornalisti ancora in attività e alcuni in esilio, tra il maggio 2013 e il dicembre 2014. sono state scoperti abusi da parte del governo nei confronti di giornalisti, 19 dei quali sono stati arrestati per aver esercitato il loro diritto alla libera espressione. Altri 60 hanno invece scelto l'esilio, fin dal 2010.

Tutto in mano allo Stato e scatta l'autocensura. "Il governo dell'Etiopia ha sistematicamente aggredito voci indipendenti del paese, trattando i media come una minaccia piuttosto che come una fonte di informazioni e di analisi", ha dichiarato Leslie Lefkow, vice direttore per l'Africa di Human Rights Watch. "I media dell'Etiopia dovrebbero giocare un ruolo cruciale nelle elezioni di maggio, ma molti giornalisti temono che il loro lavoro possa farli finire in prigione". La maggior parte della stampa, della televisione, delle stazioni radiofoniche dell'Etiopia sono controllate dallo Stato e le poche voci appartenenti ad editori privati spesso si auto-censurano, specie su questioni politicamente sensibili, per paura di ritorsioni o arresti.

Giudici poco indipendenti. Mentre la situazione di alcuni giornalisti etiopi famosi è nota, decine di altri cronisti di Addis Abeba e delle regioni rurali hanno sofferto abusi sistematici per mano di funzionari della sicurezza, senza che questo si venisse a sapere. Le minacce nei confronti di giornalisti avvengono quasi sempre nello stesso modo: chi pubblica un articolo critico riceve chiamate telefonate intimidatorie, messaggi, o visite di funzionari della sicurezza, o quadri del partito. Alcuni hanno riferito di aver ricevuto centinaia di queste minacce. In genere se non si smette o non ci si autocensura, le minacce si intensificano e scatano gli arresti. I tribunali hanno mostrato poca o nessuna indipendenza nei casi contro i giornalisti, che hanno subito condanne pesanti al termine di processi iniqui, spesso con accuse legate addirittura al terrorismo.

In galera quelli di "Zona 9". I social media sono anche fortemente limitati e molti blog o siti web gestiti da etiopi della diaspora sono bloccati. Nel mese di aprile, le autorità hanno arrestato sei persone di Zona 9, un collettivo di blogging che fornisce il commento sugli eventi sociali, politici, ed altre questioni di interesse per i giovani. L'aumento della repressione dei media influenzerà il panorama dei media per le prossime elezioni di maggio, ha commentato Human Rights Watch. "Il governo ha ancora tempo per fare le riforme significative che potrebbero migliorare le libertà dei media, prima della consultazione elettorale", ha detto Lefkow.

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