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martedì 6 settembre 2016

Turchia continua l'epurazione, 40.000 statali in due giorni, ora tocca a poliziotti e sindaci

Lettera 43
Non accennano a fermarsi in Turchia le purghe ai danni dei presunti golpisti del mancato colpo di Stato del 15 luglio.
In due giorni il governo ha allontanato oltre 40 mila dipendenti pubblici con tre decreti.
Dopo giudici, giornalisti e militari Ankara ha annunciato di aver cacciato 7.669 poliziotti, sospettati di avere legami con la rete di Fethullah Gulen.
Nella lista compaiono anche 24 governatori centrali, 323 gendarmi e due ufficiali della guardia costiera.

La scure sulle scuole. Non solo. Il governo di Recep Tayyip Erdogan ha epurato anche 1.519 lavoratori pubblici della Diyanet, la presidenza per gli affari religiosi, massima autorità islamica in Turchia, 2.018 del ministero della Salute e 2.346 accademici dello Yok, Consiglio per l'educazione superiore che supervisiona le università.
E, in tutto, sono 28.163 i dipendenti del ministero dell'Educazione, soprattutto insegnanti di scuole elementari e media, licenziati per presunti legami con Gulen.
La nuova ondata di arresti ha portato alla scarcerazione di 33 mila persone imprigionate nelle settimane precedenti, per fare spazio ai nuovi arrestati.
Sindaci nel mirino. I prossimi a cadere, ora, potrebbero essere i sindaci.
È stata emesso infatti un decreto che permetterà al governo di commissariare i Comuni il cui sindaco, vicesindaco o consiglieri comunali sono sospesi con accuse di terrorismo.
Questa stessa norma, introdotta con lo stato di emergenza, era stata in passato ritirata da un disegno di legge in discussione in parlamento, a causa delle dure proteste dell'opposizione, che temeva la rimozione di amministratori locali nel Sud-Est a maggioranza curda.

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