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giovedì 7 maggio 2015

Nord Corea: "il mondo deve aiutarci", diario di uno scrittore evaso dai campi di prigionia

La Repubblica
Sono nato in un campo di prigionia nordcoreano, e per molti anni ho pensato che la mia vita non avesse alcun significato. Nato prigioniero, non riuscivo a immaginare una vita diversa, né di poter essere io stesso qualcos'altro: ero uno schiavo, e non mi facevo domande. Respiravo la stessa aria di adesso, e sentivo gli stessi battiti del cuore, ma la mia vita non era migliore di quella degli insetti e degli altri animali intorno a me.
Shin Dong-Hyuk
Spesso li invidiavo, perché mangiavano meglio di me di sicuro, ed erano più liberi. Alcuni, come gli insetti e gli uccelli, potevano persino uscire da quel terribile inferno, e andare e venire come pareva loro. Non ho mai saputo esattamente perché i miei genitori siano stati rinchiusi in un campo, né tantomeno perché mi ci trovassi io. Credo che anche loro non fossero sicuri della ragione che li aveva portati lì, ma dopo un po' nei campi si smette di pensarci.

Del resto ho saputo poi che è facilissimo essere imprigionati in Corea del Nord, a volte per delle infrazioni ridicole. Per esempio in Corea del Nord è obbligatorio avere in casa una foto del dittatore in carica, oggi Kim Jong Un, da esporre nel posto migliore e più visibile della casa, e da trattare con ogni cura. Ci sono delle ispezioni mensili, senza preavviso, per controllare lo stato della foto.

Se per caso durante un'ispezione a sorpresa si trova la foto impolverata, o appesa male, o nella parete sbagliata, bene, questa è una ragione sufficiente per venire deportati. Se sul giornale compare un'immagine del dittatore e voi per caso lo ripiegate al contrario, oppure riutilizzate la pagina, oppure lo attorcigliate, o lo accartocciate potreste finire dritti in un campo di lavoro, prelevati senza troppe cerimonie mentre magari state mangiando o aspettando il bus. Questo stato di cose va avanti da settant'anni, ed è andato via via sempre peggiorando. Dopo la fine delle dinastie coreane e l'occupazione giapponese, Kim Il Sung è diventato il leader della Corea del Nord nel 1940, e ha istituito il nuovo sistema di governo. Da quel momento in poi per il mio popolo non è stato possibile sapere più nulla del mondo esterno, o molto poco, e tutte le informazioni arrivano dal regime. Non è legale possedere o far circolare libri che non siano quelli approvati (quasi tutte biografie dei nostri "Cari Leader" e variazioni sul tema). È vietato naturalmente possedere o leggere la Bibbia, che anzi è forse il libro più temuto dal regime.

La televisione ha un solo canale, che trasmette sempre discorsi, parate, inaugurazioni di piscine, scuole o ospedali che spesso sono finzioni, e che vengono sempre presentati come doni del Caro Leader alla nazione. Ma voi che cosa pensereste se il vostro governo presentasse l'apertura di una scuola come un regalo? In realtà oggi all'interno del Paese molti hanno desiderio di informarsi su quello che succede al di là dei confini, ma ci vorranno anni e grandi sforzi affinché trovino il coraggio di ribellarsi a un sistema politico che per così tanto tempo ha esercitato un controllo totale sulle masse.

Oggi il vero problema che paralizza il popolo nord coreano più che l'ingenuità è la paura: paura del Caro Leader, del suo regime, delle sue punizioni. Dal giorno della mia fuga (quasi dieci anni fa) a oggi non è cambiato nulla: i soprusi, le violenze, gli omicidi per mano di Kim Jong Un sono ancora all'ordine del giorno. Intanto il resto del mondo sta a guardare, e lascia che tutto questo continui ad accadere. Eppure un giorno dovremo intervenire, fare qualcosa. L'unica cosa che posso fare io è consegnare al mondo la mia voce e la mia storia, e far conoscere a voi gli eventi terribili che accadono in Corea del Nord. Ho vissuto in un inferno sulla terra per 24 anni, e ho capito solo dopo un po' che cos'è la libertà, quella che voi in Europa e in Occidente date per scontata, e che è invece il vostro bene più prezioso.

La libertà sono io, è in me, è nel mio Dna, nella mia mente, nell'anima e nel corpo. Me ne sono reso conto tardi, ma ora so che è dentro di noi dal momento in cui nasciamo, anzi dal momento in cui siamo nella pancia di nostra madre. Non è un dono, non è qualcosa che qualcuno ci concede. La vita è preziosa, ma può finire in qualsiasi momento. Tutto può finire in un istante. Per questo vale la pena di combattere per la nostra felicità e per la libertà di tutti, ogni giorno.

di Shin Dong-Hyuk

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