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mercoledì 10 giugno 2015

Per il tribunale di Roma: i campi rom sono “discriminatori”

La Stampa
Condanna per la costruzione di un insediamento in periferia voluta dalla giunta Alemanno. Potrebbe aprire le porte a nuovi ricorsi

Il tribunale civile di Roma ha riconosciuto «il carattere discriminatorio» del campo rom di Roma, aperto dalla Giunta Alemanno in zona La Barbuta, nella periferia della Capitale, per ospitare circa 600 persone sgomberate da altri campi.

I giudici hanno condannato il Campidoglio, imponendo che gli «effetti discriminatori» vengano immediatamente interrotti e dunque che le persone che vivono nel campo vengano spostate in un luogo idoneo.

La sentenza ha definito il campo rom una «soluzione abitativa di grandi dimensioni diretta esclusivamente a persone appartenenti a una stessa etnia e realizzata in modo da ostacolare l’effettiva convivenza con la popolazione locale». Il riferimento è allo specifico campo, definito «villaggio abitativo», de La Barbuta, ma è possibile che il verdetto diventi il grimaldello per far dichiarare fuori legge tutti i campi della Capitale.

Le reazioni dei ricorrenti
Il ricorso è stato presentato dalle associazioni «21 luglio», che si occupa dei diritti umani di rom e sinti in Italia, e Asgi, l’associazione studi giuridici sull’immigrazione. «Il Tribunale ha confermato l’ illegittimità delle politiche abitative adottate dal governo centrale e da alcune amministrazioni locali nei confronti dei cittadini rom, riaffermando la necessità di superare non solo i campi, ma anche qualsiasi altra politica abitativa finalizzata alla marginalizzazione e ghettizzazione», ha scritto l’Asgi in un comunicato.

«Il rischio, in mancanza di un percorso di collaborazione del Comune, è una pioggia di cause per ciascun capo rom e per ciascun rom che ci vive», ha commentato l’avvocato dell’associazione «21 luglio».

I numeri dei rom a Roma
I rom residenti a Roma oggi sono circa 10 mila, distribuiti nei 7 campi rom «regolari», tra cui quello de La Barbuta, e in moltissimi insediamenti abusivi sparsi nelle periferie della Capitale. Secondo le stime dell’associazione «21 luglio», il Comune ha speso nel 2014 oltre 8 milioni di euro per il funzionamento di questi centri di raccolta. Il «Piano Nomadi» promosso dalla Giunta guidata Gianni Alemanno nel 2009 ha avuto un costo complessivo di circa 60 milioni di euro.

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