Fa bene l’Avvenire a titolare in prima pagina «Le catacombe di Aleppo» e a dedicare largo spazio del giornale allo stato di abbandono in cui versa questa città martire della Siria, costretta a vivere sotto terra per paura di bombardamenti che stanno finendo di distruggerla. Occorre che cresca il numero di chi non vuole accettare che un’intera popolazione venga abbandonata a se stessa. Lo afferma la Comunità di Sant’Egidio in un comunicato.

La Comunità di Sant’Egidio invita a riprendere l’appello «Save Aleppo», lanciato un anno fa da Andrea Riccardi «con migliaia di adesioni a favore di un canale umanitario per soccorrere la popolazione e aprire spiragli per la pace: sia la base per un intervento urgente della comunità internazionale. Non fare nulla o attendere troppo prima di agire equivale a far morire di abbandono Aleppo».
Si tratta di una proposta che ha ricevuto il consenso, appena una settimana fa, dei massimi rappresentanti delle Chiese orientali durante il primo summit inter-cristiano su «Cristiani in Medio Oriente: quale futuro?», promosso da Sant’Egidio e dall’arcidiocesi di Bari.
Una conferenza internazionale che ha visto anche la partecipazione di rappresentanti dei governi europei, come il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, del segretario per le Relazioni con gli Stati, Paul Richard Gallagher e, per la Cei, del segretario Nunzio Galantino che ha ricordato quanto sia diventato «urgente e vitale non arrendersi» di fronte a questa continua strage.
«Non abbandoniamo Aleppo», è l’appello della Comunità di Sant’Egidio, «facciamo il possibile per denunciare il dramma di questa città vicina, perché sull’altra sponda del Mediterraneo, riapriamo alla speranza la sua popolazione!».
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