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martedì 8 dicembre 2020

Egitto - Torture, crudeltà, abusi: la vita nel carcere di Tora in Egitto. Il volto del regime nella prigione dove è rinchiuso Patrick Zaki

Il Fatto Quotidiano
Nel corso degli anni, con un crescendo esponenziale, le organizzazioni che si occupano di diritti umani hanno denunciato le terribili condizioni in cui versano i detenuti. Confermate da chi è potuto uscire.
Carcere di Tora alla periferia Sud de Il Cairo - Foto: HRW

"High security prison 992": benvenuti all'inferno del rettangolo della morte. I blocchi a forma di H del carcere di Tora, alla periferia meridionale del Cairo, rimandano alla famigerata prigione di Maze, più comunemente denominata Long Kesh, nella cittadina nordirlandese di Lisburn, dove tra il 1971 e il 2000 morirono decine di detenuti, tra cui Bobby Sands, leader dell'Ira stroncato dopo 64 giorni di sciopero della fame e della sete. 

I livelli di crudeltà non sono dissimili, tra condizioni generali pessime, violenze e torture, con una differenza: la struttura alle porte di Belfast è stata chiusa dopo gli Accordi di Pace del 1998 (Good Friday Agreement) e una serie di spettacolari evasioni, mentre l'inferno di Tora è attivo e non sembra per nulla destinato ad abdicare. Proprio nel settembre scorso il tentativo di fuga da parte di un gruppo di reclusi nel braccio 'reati comuni' è stato represso nel sangue dall'apparato di sicurezza: 8 i morti, di cui 4 poliziotti. Nel corso degli anni, con un crescendo esponenziale, le organizzazioni internazionali che si occupano di diritti umani, a partire da Amnesty International, hanno denunciato le terribili condizioni in cui versano i detenuti di Tora. Al resto hanno pensato i racconti dei testimoni oculari, vittime loro stessi di abusi e di pratiche di tortura, una volta fuori da quell'incubo.
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Al massimo della sua capienza ufficiale la '992' dovrebbe ospitare 1500 detenuti, in realtà, a seconda dei periodi, la popolazione supera le 2mila unità. Per aumentare la portata della struttura, una volta esaurita l'area di espansione esterna, Tora ha iniziato a svilupparsi verso l'alto. La conseguenza è stata un peggioramento della vita carceraria vissuta dalla maggior parte dei detenuti in condizioni davvero disumane e le cronache dei racconti in arrivo dall'interno confermano l'interfaccia repressiva di un regime spietato contro i suoi oppositori.
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L'ultimo ritocco all'immagine della prigione in ordine di tempo è stato portato a termine nel 2014 su ordine dell'attuale presidente, Abdel Fattah al-Sisi: la realizzazione di una sezione speciale di massima sicurezza per i prigionieri politici, cioè per gli esponenti dei Fratelli Musulmani. In quella sezione, tra gli altri, hanno trascorso un periodo di detenzione il capo della Fratellanza, Mohamed Morsi, e il numero due, Essam el-Erian, morti in circostanze mai chiarite nel 2019 e nel 2020.

I reclusi: da Zaki ai leader della Rivoluzione di Piazza Tahrir - Fino all'altra sera all'interno della sezione Liman Tora erano reclusi i vertici dell'Eipr, Gasser Abdel Razek, Karim Ennarah e Mohamed Bashir, rilasciati su cauzione e tornati a casa dalle rispettive famiglie dopo alcune settimane di detenzione. Nella vicina sezione Scorpion II, al contrario, Patrick Zaki è appena entrato nel decimo mese di reclusione. Con lui decine e decine di attivisti, tra cui Alaa Abdel Fattah, uno dei leader della Rivoluzione di piazza Tahrir del gennaio 2011.
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Le celle e la luce regolata in una sala di controllo - Complessivamente il penitenziario più grande e temuto dell'Egitto è composto da 320 celle, equamente divise per i quattro blocchi ad H. La maggioranza di esse misura 2,5 metri per 3 e sono alte dai 3,5 metri a salire, ma ce ne sono anche di più grandi capaci di ospitare oltre 10 persone alla volta. Ogni cella ordinaria ha una finestra 90 per 80 centimetri e si affaccia o su altri edifici carcerari o sulle mura principali.

Oltre alle brande, spesso senza materasso, e al gabinetto la cella dispone di una lampadina la cui accensione è regolata da una sala di controllo. Originariamente quelle più grandi erano state realizzate per ospitare due detenuti, ma l'aumento della popolazione carceraria ha costretto la dirigenza ad inserire più brande a castello. Ogni sezione dispone del suo refettorio e dello spazio esterno e i detenuti di un'area non si mescolano mai con quelli di un'altra.

Nell'enorme città penitenziaria ci sono anche un campo da calcio e uno più piccolo multiuso nato originariamente come campo da tennis. Sulla parte retrostante dell'area di Tora è stata posta l'appendice per le celle di isolamento. Il cosiddetto "blocco disciplinare" ne comprende sette, tutte senza finestre, dunque senza luce naturale e ventilazione.

Non manca certo una sezione medica, una sorta di punto di primo soccorso, in grado di risolvere diagnosi elementari. I detenuti vengono trasferiti in uno degli ospedali cittadini solo quando non è possibile fare altrimenti. Spesso le richieste d'aiuto rimangono inascoltate. È successo nel maggio scorso al giovane regista Shady Habash, morto dopo aver ingerito del detersivo, non curato adeguatamente e lasciato in agonia dentro la sua cella.

Pierfrancesco Curzi

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