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martedì 16 aprile 2019

Italiana, incinta a fine contratto, viene assunta a tempo indeterminato da un imprenditore marocchino (arrivato col barcone)

La Repubblica
La storia di Letizia che, sebbene in gravidanza, ha potuto firmare un contratto d’assunzione. Il suo datore di lavoro è da 20 anni in Italia ed è ora a capo di un’azienda artigianale che a Firenze produce accessori e calzature in pelle.


Per lei è stato quasi un miracolo. Per lui, invece, una cosa del tutto normale. Lei si chiama Letizia Chiari, ha scoperto di essere incinta proprio alla fine del contratto a tempo determinato di sei mesi. 

«Quando ho scoperto di essere incinta, ho pensato che avrei perso il lavoro. Sarei stata una mamma felice, ma disoccupata». Lui è l’imprenditore marocchino che, nonostante il termine del contratto e nonostante la gravidanza della propria dipendente, ha deciso di assumerla a tempo indeterminato. Da subito, senza attendere la nascita del figlio. Una storia poco comune, nell’Italia che siamo abituati a conoscere. Ancor più se l’imprenditore in questione, Hicham Ben ‘Mbarek, è un marocchino, arrivato oltre vent’anni fa con un barcone, insieme alla madre. Da allora tanta fatica, sudore e lacrime. E tantissima forza di volontà. 

Oggi Ben è un immigrato di successo, comproprietario insieme a Matteo Masini di Benheart, marchio di accessori e calzature in pelle made in Italy, con realizzazione artigianale. Cinture, scarpe borse, giacche, giubbotti. Due negozi a Firenze, un negozio a Milano, un altro a Verona, uno a Roma, uno a Tokyo. Tredici assunti soltanto a Firenze, di cui 12 italiani. Lui non ruba il lavoro agli italiani, al contrario, lo crea. Per Benheart lavorano esclusivamente artigiani selezionati della zona, è importante per non far morire l’artigianato fiorentino. Il brand è stato indossato da artisti internazionali come Enrico Ruggeri, Ligabue, Eto’o.

La storia di Ben
Ben è piuttosto restio a raccontare la storia dell’assunzione di Letizia: «Per me non è un fatto di scalpore, dovrebbe essere la normalità e non voglio farmi pubblicità per una cosa che ritengo un fatto di civiltà. Non deve costituire un’eccezione, ma la regola». È stata Letizia a convincere Ben a rilasciare questa intervista, dopo che la storia era stata raccontata per la prima volta sulle pagine fiorentine de La Nazione. Dice Letizia: «Sono consapevole delle difficoltà che si trovano a vivere le donne incinta sul posto di lavoro e credo sia opportuno raccontare storie a lieto fine come questa, affinché diventino la normalità». Ben non si ferma mai, lavora senza sosta. È padre di tre figli e ha subìto un trapianto di cuore nel 2011. Stava giocando a calcio, quando improvvisamente il suo cuore si è fermato. Attacco cardiaco. Miocardiopatia dilatativa. C’era solo un modo per salvare Ben: un cuore nuovo, che arrivò soltanto dopo sette mesi di lunga attesa. Era il cuore di un donatore italiano, cristiano. «Sono musulmano, ma dentro di me batte un cuore cristiano». Un messaggio che Ben ha voluto diffondere, come segnale di pace e fratellanza in un momento storico fatto di muri e tensioni. «Soltanto con la condivisione si possono sconfiggere ingiustizie e terrorismi». Forse anche per questo Ben è un imprenditore dal volto umano. Sono state proprio la sofferenza e la fatica a renderlo più generoso. Ecco perché, dice agli immigrati in arrivo sulle nostre coste: «Ricordatevi che l’Europa non è una giostra, dovete conquistarvela con sudore e umiltà».

Jacopo Storni

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