In occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa, molti giornalisti turchi hanno preso la parola per denunciare il clima di paura che circonda chi fa informazione in Turchia.Giornale mondiale
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“Sono in prigione ma non sono prigioniera. Ogni giorno stiamo dimostrando che l’arte e il giornalismo non possono finire in carcere. Continueremo a lottare e a dire che ‘il giornalismo non è un reato’ fino a quando tutti i giornalisti non saranno liberi”.Çağdaş Kaplan, direttore del portale online Gazete Karınca, ha detto:
“Lavorare sotto la costante minaccia di essere arrestati e condannati rende la vita estremamente difficile, ma il giornalismo è la nostra professione e dobbiamo portarla avanti. C’è una verità ampiamente visibile in Turchia, ma c’è anche il tentativo di nasconderla alla società. Qualcuno deve parlarne e questo è quanto cerchiamo di fare”.Questo è il messaggio di Hakkı Boltan, dell’Associazione dei liberi giornalisti, chiusa nel novembre 2016:
“La Turchia è diventata una prigione per i giornalisti. Quando l’Associazione è stata chiusa, avevamo 400 iscritti: 78 di loro oggi sono in carcere. L’unico modo di cambiare le cose è che i giornalisti di ogni parte del mondo stiano dalla nostra parte in solidarietà”.Murat Sabuncu, direttore del quotidiano di opposizione Cumhuriyet, che il 25 aprile è stato condannato a sette anni e mezzo per “terrorismo”, ha dichiarato:
“Amo il mio paese e il mio lavoro. Voglio la libertà in Turchia e nel mondo, non per me stesso ma per tutti i giornalisti in carcere e il solo modo di ottenere questo risultato è attraverso la solidarietà”.Dal fallito colpo di stato del luglio 2016, in Turchia è in corso un tentativo di porre fine al giornalismo indipendente.
Oltre 120 giornalisti sono finiti in carcere per inesistenti accuse di “terrorismo” e almeno 180 mezzi d’informazione sono stati chiusi.
Il paese è diventato la più grande prigione al mondo per i giornalisti, alcuni dei quali sono stati condannati all’ergastolo solo per aver fatto il loro lavoro.
Nella classifica della libertà di stampa di Reporter sans frontières, la Turchia è al 157° posto su 180.
E la prossima settimana, col verdetto del “processo Zaman”, potrebbero esserci altre dure condanne.
Per far conoscere al mondo la situazione dei giornalisti in Turchia e sollecitare espressioni di solidarietà nei loro confronti, è nata la campagna #FreeTurkeyMedia, diretta da Amnesty International col sostegno di PEN, Reporters sans frontières, Article 19, Committee to Protect Journalists, Index on Censorship e altre organizzazioni.
La campagna chiede alle persone di esprimere sostegno pubblicando un “selfie” con un cartello contenente la propria firma e l’hashtag #FreeTurkeyMedia.
Insieme a decine di giornalisti, compresi i tre giornalisti di al Jazeera che hanno trascorso oltre 400 giorni nelle carceri egiziane, hanno aderito molte celebrità tra cui l’artista Ai Weiwei, la scrittrice Elif Shafak, l’attore Ross Kemp e tanti disegnatori che stanno postando su Twitter le loro opere.
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