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venerdì 12 giugno 2015

Azerbaigian iniziano i giochi della repressione

Corriere della Sera
Se l’arresto dei dissidenti fosse una specialità olimpica, l’Azerbaigian avrebbe un posto in finale garantito.

La motivazione si trova in un documento diffuso da Amnesty International alla vigilia dell’inizio dei Giochi europei (da “remoto”, dato che le autorità hanno all’ultimo minuto impedito l’ingresso nel paese), in programma da oggi a Baku.

L’organizzazione per i diritti umani accusa le autorità dell’Azerbaigian di aver smantellato in modo sistematico la società civile del paese nel tentativo di creare un ambiente “a zero critiche”, in cui nessuno possa disturbare lo svolgimento dell’evento sportivo, che nelle intenzioni del governo dev’essere un potente strumento di propaganda.

Il rapporto elenca casi di giornalisti, difensori dei diritti umani, esponenti dell’opposizione e attivisti dei movimenti giovanili democratici perseguitati, arrestati, imprigionati, aggrediti e torturati nel contesto di una campagna repressiva avviata la scorsa estate e che si è intensificata via via che i Giochi europei si avvicinavano, grazie al silenzio del Comitato olimpico europeo e della comunità internazionale.

Sono almeno 20 i prigionieri di coscienza detenuti nelle carceri dell’Azerbaigian solo per aver esercitato pacificamente il loro diritto alla libertà d’espressione. Alcuni sono stati accusati di frode ed evasione fiscale dopo l’entrata in vigore nel 2013 di nuove, restrittive leggi sul finanziamento e la registrazione delle organizzazioni non governative. Altri sono stati incriminati per assai dubbie accuse di possesso di droga, vandalismo e tradimento.

Molti altri attivisti e promotori di campagne hanno lasciato il paese e quelli che sono rimasti rinunciano spesso a denunciare le vessazioni subite dalle autorità a causa delle minacce ricevute, che a volte raggiungono anche i familiari.

L’informazione indipendente è quasi inesistente. I quotidiani e le televisioni di proprietà statale o controllate dal governo sono usate per diffamare le voci critiche. Questa situazione non fa altro che perpetuare gli abusi.

Ecco una serie di casi, alcuni dei quali già raccontati nel nostro blog.

Rasul Jafarov, fondatore dell’organizzazione non governativa Human Rights Club, è stato arrestato nell’agosto 2014. Aveva intenzione di lanciare una campagna dal titolo “Lo sport per la democrazia” per attrarre l’attenzione internazionale sul peggioramento della situazione dei diritti umani nel paese. Nell’aprile 2015, è stato condannato a sei anni e mezzo di carcere per le pretestuose imputazioni di evasione fiscale e attività economiche illegali.

Leyla Yunus, 60 anni, attivista per i diritti umani pluripremiata e una delle più note e autorevoli voci critiche dell’Azerbaigian, è stata arrestata nel luglio 2014, pochi giorni dopo aver invocato il boicottaggio dei Giochi europei a causa della pessima situazione dei diritti umani. Da allora è in detenzione preventiva, i cui termini sono stati recentemente rinnovati fino a oltre la fine dei Giochi. In questo modo, avrà trascorso oltre un anno in detenzione preventiva.

Arif Yunus, marito di Leyla, è stato arrestato cinque giorni dopo. I due coniugi sono accusati pretestuosamente di tradimento, attività economiche illegali, evasione fiscale, abuso d’ufficio, frode e falso. Entrambi versano in cattive condizioni di salute e non possono comunicare tra di loro o con altri familiari.

Intigam Aliyev, un celebre avvocato per i diritti umani che è riuscito a vincere numerosi casi contro l’Azerbaigian di fronte alla Corte europea dei diritti umani, è stato arrestato nel luglio 2014 con le accuse fabbricate di evasione fiscale e attività economiche illegali. Rimasto in detenzione preventiva fino all’aprile 2015, è stato processato e condannato a sette anni e mezzo di carcere.

Nel luglio 2014 le autorità dell’Azerbaigian hanno congelato i beni patrimoniali dell’Istituto per la libertà e la salvezza dei giornalisti, un’organizzazione non governativa in prima linea nella difesa della libertà di stampa sin dal 2006. I suoi uffici sono stati rovinosamente perquisiti, col sequestro di attrezzature e documenti, e poi costretti alla chiusura. Il direttore Emin Huseynov e altri impiegati sono stati interrogati. Prima che venisse raggiunto dalle accuse di evasione fiscale e attività economiche illegali, si è rifugiato all’interno dell’ambasciata della Svizzera, che dall’agosto 2014 gli sta offrendo protezione umanitaria. Huseynov si trova tuttora all’interno della rappresentanza diplomatica, temendo di essere arrestato immediatamente qualora ne uscisse.

Nel dicembre 2014, la redazione di Baku di Radio Free Europe / Radio Liberty ha subito un’irruzione da funzionari dell’ufficio del Procuratore, che poi hanno provveduto a sigillare gli uffici senza fornire alcuna spiegazione. Sono stati sequestrati documenti e attrezzature e 12 impiegati sono stati interrogati per essere rilasciati solo dopo aver accettato l’ordine di non parlare con nessuno.

Khadija Ismayilova, una giornalista di Radio Free Europe, è stata arrestata nel dicembre 2014 dopo aver indagato sui legami tra la famiglia del presidente Ilham Aliyev e un lucroso progetto edilizio. Le autorità giudiziarie l’hanno accusata di aver “istigato un collega a commettere suicidio” e di altri reati politicamente motivati. Il collega in questione in seguito ha ammesso di essere stato costretto a sporgere denuncia e che i motivi del suicidio non avevano nulla a che fare con la collega. Khadija Ismayilova, perseguitata insistentemente negli anni precedenti, rischia ora 12 anni di carcere.

Il documento di Amnesty International mostra inoltre come l’Azerbaigian sia un paese pericoloso per i giovani democratici. Attivisti del movimento giovanile Nida, che usano Facebook per criticare le autorità, promuovere richieste od organizzare manifestazioni pacifiche, sono stati arrestati e accusati di possesso di esplosivi e organizzazione di disordini pubblici. Amnesty International ritiene che si tratti di false accuse. Esponenti del movimento Nida sono stati picchiati e torturati per ottenere false confessioni. Uno di loro, il 17enne Shahin Novruzlu, ha perso quattro denti nel corso degli interrogatori.

“Questo è il regno del terrore, ognuno di noi ha paura… Gli attacchi contro il Nida hanno mandato un messaggio chiaro agli altri attivisti: se il governo può stroncare Nida, un gruppo di giovani istruiti e intelligenti, allora può fare qualsiasi cosa contro chiunque altro osi prendere la parola” – ha detto Turgut Gambar, esponente del movimento Nida.

Amnesty International continua a chiedere al governo dell’Azerbaigian di rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri di coscienza e di rispettare integralmente la libertà d’espressione, di associazione e di manifestazione.

Questa richiesta la voleva presentare di persona all’ambasciatore dell’Azerbaigian a Roma una delegazione di Amnesty International Italia che, tuttavia, si è vista rifiutare l’incontro.

Riccardo Noury

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