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venerdì 28 marzo 2014

Crimea: 3.000 detenuti, condannati con leggi ucraine, la Russia non li vuole, ma neanche l'Ucraina

Ansa
Onori e oneri: prendendosi la Crimea, la Russia si deve accollare anche il destino dei suoi detenuti, oltre 3.000 carcerati che ora si trovano in una situazione kafkiana. Condannati in base a leggi ucraine, si sono ritrovati improvvisamente in un altro Paese dove non hanno commesso reati: ma Kiev non li vuole, né intende sostenere le spese per il loro mantenimento, soprattutto ora in tempi di austerity, e Mosca non sa che fare in questo vuoto giuridico senza precedenti.

Il ministero della giustizia russo e il servizio penitenziario, riferisce il quotidiano Novi Izvestia, stanno insistendo per il loro trasferimento in Ucraina, ma Kiev proprio non ci sente. Cosi' i 3.250 detenuti di Crimea, rinchiusi in due carceri a Kerch e in uno a Sinferopoli, sono diventati i "detenuti di nessuno". Tra loro oltre 600 sono stati condannati per gravi reati.

Il consiglio per i diritti umani del Cremlino ha in programma una visita in Crimea per risolvere la situazione. Impossibile processarli una seconda volta. Tra le ipotesi, la scarcerazione anticipata per coloro a cui manca poco da espiare e l'amnistia per i responsabili di reati economici non gravi. Ma con i carcerati più pericolosi, condannati per omicidio o rapina, che fare? Forse, ipotizza il giornale, dovranno essere scomodate la corte suprema e la corte costituzionale russe.

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