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martedì 18 marzo 2014

Egitto: 16mila arresti in 8 mesi, mai così tanti dagli anni 90

La Presse
Circa 16mila persone sono state arrestate negli ultimi otto mesi in Egitto nelle repressioni del governo militare sugli islamisti. È quanto riferiscono ad Associated Press quattro funzionari della sicurezza egiziana coperti dall'anonimato.
Il governo non ha mai pubblicato alcun dato ufficiale sugli arresti ma dalle informazioni dei quattro informatori, due funzionari del ministero dell'Interno e due ufficiali militari, risulta che fra gli arrestati ci sono anche 3mila esponenti di alto e medio rango dei Fratelli musulmani. Si tratta della più grande ondata di arresti dagli anni '90, quando le forze di sicurezza di Hosni Mubarak misero in carcere almeno 20mila persone, perlopiù islamisti.

Il bilancio dei prigionieri, che coincide con le recenti stime di gruppi per i diritti umani, è basato su un conteggio tenuto dal ministero dell'Interno a cui hanno accesso anche i militari. Fra i detenuti ci sono centinaia di donne e di minorenni, ma le fonti in questo ambito non hanno potuto fornire dati precisi. Gli attivisti per i diritti umani sostengono che gli abusi commessi nelle prigioni siano in aumento, con i detenuti che parlano di pestaggi sistematici e di condizioni di vita insostenibili, essendo stipati a decine in piccole celle.

Gli attivisti sostengono che la tortura non sia una pratica standard, sebbene affermino di avere ricevuto notizie di elettroshock sui detenuti. Più diffuso sarebbe invece il ricorso a pestaggi, privazione del sonno, abusi verbali, minacce di stupro e negazione di oggetti e attività fondamentali come biancheria da letto, coperte, giornali ed esercizi fisici. "Non sono convinto che la tortura sia sistematica, ma lo è la crudeltà eccessiva", ha detto Mohammed Abdel-Aziz, avvocato per i diritti umani alla guida di un'organizzazione non governativa a sostegno dei detenuti. L'ondata di arresti ha mandato in crisi i sistemi legale e carcerario egiziano: molti sospetti sono trattenuti per mesi nelle celle delle stazioni di polizia, poiché le carceri sono piene e i fermati vengono tenuti prigionieri per mesi senza essere accusati.

"Mio figlio sembra un uomo delle caverne ormai. Ha capelli, barba e unghie lunghe ed è sporco", ha detto ad Associated Press Nagham Omar, il cui figlio di 20 anni Salaheddin Ayman Mohammed è in arresto senza accuse formali da gennaio per avere preso parte a una manifestazione pro-Morsi. Lui, con altre 22 persone, è tenuto in una cella di tre metri per tre in una stazione di polizia ad Assiut, ha detto Omar, che fa visita al figlio ogni settimana. "È mio figlio, ma il tanfo in quella cella mi fa venire voglia di andarmene subito", ha aggiunto la donna.

I Fratelli musulmani, gruppo al quale appartengono l'ex presidente Mohammed Morsi e la maggior parte dei suoi sostenitori arrestati, negano ogni legame con gli attacchi seguiti alla destituzione del presidente e affermano che il governo stia usando il terrorismo come scusa per eliminare un gruppo politico rivale. La maggior parte degli arrestati è stata fermata nelle proteste di strada, ma altri sono stati fermati in irruzioni nelle loro case. Per altri le manette sono scattate perché sorpresi con cartelli e altro materiale a sostegno dei Fratelli musulmani o contro il governo militare. Per quest'ultimo motivo sono stati arrestati anche attivisti laici contrari all'esercito, fra cui alcuni dei nomi più importanti della rivolta del 2011 contro l'allora presidente Hosni Mubarak.

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