Pagine

sabato 3 febbraio 2018

Migranti: "La Libia è un inferno senza fine". Alcune terribili storie. Oxfam: l'Italia revochi l'accordo.

La Repubblica 
A un anno dal patto con Tripoli, un rapporto raccoglie testimonianze di morte e torture nel Paese: "Quel patto genera sofferenza e non rispetta la legge internazionale". L'accordo Italia-Libia sulle migrazioni compie un anno. E un risultato l'ha sicuramente raggiunto: quello di ridurre sensibilmente gli sbarchi. I numeri sono chiari: 62.126 persone in meno, il 34,24 per cento rispetto al 2016, sono riuscite a raggiungere i porti italiani.



"Sì, ma a che prezzo?" si chiedono le associazioni Oxfam e Borderline Sicilia che hanno raccolto nel nuovo rapporto Libia, inferno senza fine, testimonianze drammatiche di uomini, donne e minori riusciti a scappare che confermano rapimenti, omicidi, stupri, lavori forzati.

Basta ascoltare i racconti di chi ha scampato la morte e ha ancora davanti agli occhi l'orrore di quelle prigioni. Precious, 28 anni, nigeriana, ricorda che quando è arrivata a Tripoli è finita subito in carcere: "C'erano donne e uomini insieme a me. Chiedevano soldi che non avevamo e ci trattavano come rifiuti. Mangiavamo una volta al giorno, un po' di riso o pasta non cotta e bevevamo l'acqua da taniche che avevano contenuto benzina. Alcune persone sono morte per le malattie e le botte, mentre ero lì. Noi donne venivamo picchiate violentate ogni giorno e solo dopo la violenza ci davano da mangiare".

C'è poi Blessing, 24 anni, anche lei nigeriana: "Dopo il terribile viaggio nel deserto speravo che in Libia la situazione sarebbe stata migliore di quello che avevo vissuto. Pensavo che sarei stata impiegata come domestica in una casa di arabi, come mi era stato detto. Mi hanno invece portata in un centro, dove sono rimasta molti mesi. Mi davano da mangiare un pugno di riso ogni giorno, me lo versavano sulle mani. Vendevano il mio corpo agli uomini arabi e io non potevo sottrarmi. Quando ho provato a farlo sono stata brutalmente picchiata e violentata".

E Francis, 20 anni, gambiano: "Sono stato rapito da una banda criminale. Ci hanno portato in uno stanzone dove eravamo in 300. Sono rimasto lì per 5 mesi. Ogni giorno ci costringevano a lavorare per loro e chi si opponeva, era morto. Le donne venivano picchiate e violentate, i ragazzi tenuti in prigione e venduti come servi a famiglie libiche".

"Le persone con cui abbiamo parlato scappano da guerra, persecuzioni e povertà - spiega Roberto Barbieri, direttore generale di Oxfam Italia - In Libia sono costrette ad affrontare l'ennesimo inferno. I governi europei hanno il dovere di proteggere i diritti umani di tutti, compresi quelli dei migranti. Chi riesce a lasciare la Libia non dovrebbe mai essere riportato indietro. Per questo riteniamo che il sostegno dell'Italia e dell'Ue alla guardia costiera libica sia un ulteriore sfregio. L'accordo con la Libia è un fallimento, che espone centinaia di migliaia di persone a una sofferenza indicibile: ne chiediamo l'immediata revoca".

"Il governo Italiano ha varie volte enfatizzato come l'accordo sia stato firmato principalmente per porre fine alle morti in mare e a viaggi della speranza gestiti dai trafficanti di esseri umani - si legge nel rapporto -. Tuttavia il tasso di mortalità nella rotta del Mediterraneo centrale non è variato significativamente. E oggi la rotta si conferma la più pericolosa al mondo con il 2,38% di vittime nel 2017 (sul numero totale degli sbarchi) a fronte del 2,52% del 2016"


Anche il 2018 non è iniziato bene con 185 morti, pari al 5,1%. E anche in questo caso i numeri sono la foto di una situazione drammatica.

Lucio Luca

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.