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giovedì 1 febbraio 2018

Clochard a Torino - Il paradosso del Comune: l'Assessorato alle Politiche Sociali di notte da le coperte e di giorno la Polizia Municipale le butta

La Stampa
Quando Amiat e vigili li allontanano, buttano nei rifiuti le coperte donate.
Una mano dà, l’altra toglie. La Città di Torino si occupa dei senzatetto con i provvedimenti contro l’emergenza freddo: nel piano di potenziamento dello scorso ottobre parla della necessità di portare beni di conforto. 


Anche le coperte. Questo fa l’assessorato alle Politiche sociali. Poi c’è l’assessorato alla Polizia municipale, che una volta a settimana manda i vigili in centro ad allontanare i clochard al risveglio. Ci vanno con Amiat: se non trovano nessuno, o se qualcuno rifiuta di andarsene, prendono le coperte e le buttano via. Le stesse coperte donate per ripararsi.

Cortocircuito 
È un cortocircuito che accende polemiche, tanto più dopo la morte di freddo di Mohamed Hamed alla Pellerina e dopo le dichiarazioni nette della sindaca e dell’assessora al Welfare Sonia Schellino. «Non provvederemo mai a un allontanamento forzoso di chi dorme in strada», aveva detto Chiara Appendino. Quello dei vigili, una volta a settimana, non sembra però qualcosa di molto diverso. Peraltro perfettamente inutile: sotto i portici, i clochard sono sempre decine. È della città anche un’altra iniziativa, il Servizio itinerante notturno (la cosiddetta Boa Urbana Mobile, gestito in appalto da Strana Idea Onlus): anche questo distribuisce coperte per ripararsi dal freddo. 

Come la tela di penelope 
Dopo l’ultimo servizio di martedì mattina, non si fanno attendere neppure le reazioni della galassia di volontari che spende tempo e fatica per raccogliere e donare coperte e sacchi a pelo ai senzatetto e ieri ha scoperto che le stesse coperte rischiano ogni settimana di finire nella spazzatura. Qualcuno, in realtà, era già a conoscenza del giro degli agenti tra via Roma, corso Vittorio, via Cernaia e Piazza Vittorio, come Melchiorre Giammona, coordinatore dei City Angels di Torino, che cinque sere la settimana portano cibo, coperte e vestiario ai senzatetto di centro e periferie: «Purtroppo sappiamo bene come funziona. Spesso le persone non riescono a portarsi in giro tutto, quindi lasciano qualcosa dove dormono, e poi non trovano più niente. Ci capita spesso di girare intorno a questo circolo vizioso».

Dalla Croce Rossa, che tra i molti servizi effettua anche la distribuzione di sacchi a pelo e bevande calde tre volte la settimana, non si capacitano dell’operazione: «È assurdo e anche preoccupante - dice il presidente Graziano Giardino – È come la tela di Penelope, da un lato si costruisce e dall’altro si annulla tutto». A rimanere basiti, anche i membri dell’Aipsd, l’associazione che da giugno scorso riunisce i senzatetto di Torino. Il presidente Antonio De Prisco sa bene cosa significhi togliere a chi vive in strada quel poco che ha: «È un’umiliazione ulteriore, oltre a essere pericoloso, dato che poi rimangono solo i cartoni per coprirsi di notte. Quello che sta accadendo è un controsenso, soprattutto dopo che l’amministrazione ha detto che non ci sarebbe mai stato un “Daspo” per chi vive in strada»

Bernardo Basilici Menin

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