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lunedì 6 luglio 2020

Ucciso Hachalu, la voce della libertà, e l’Etiopia brucia: oltre 80 morti

Corriere della Sera
Violenti scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti di etnia oromo in varie città. Attivisti e familiari litigano sul luogo di sepoltura. Poca gente ai funerali: la polizia blocca l’accesso allo stadio 


Hachalu Hundessa ha vissuto 5 dei suoi 34 anni dietro le sbarre: non era maggiorenne quando fu condannato per aver manifestato contro il governo nel 2003. Il padre andava a trovarlo e gli diceva che «la prigione rende più forti». Su di lui aveva avuto un effetto collaterale, rendendo quel ragazzino che amava cantare mentre badava alle vacche un artista: «Come trovare i versi e la melodia l’ho imparato da detenuto», amava raccontare uno dei cantanti più amati dell’Etiopia, ucciso lunedì sera a colpi di arma da fuoco mentre era alla guida di un’auto ad Addis Abeba. I nove brani del primo album, Sanyii Mooti (la corsa del re) li aveva scritti da prigioniero.

Proiettili e machete
Per l’omicidio la polizia avrebbe arrestato due persone, senza rivelarne l’identità. L’uccisione di Hachalu ha scatenato le proteste di molti cittadini di etnia oromo, proiettili e machete: almeno ottanta persone sono morte negli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza, e una trentina sono state arrestate (compreso il leader dell’opposizione Bekele Gerba). 

Un bilancio terribile, che Hachalu avrebbe accolto con dolore. Una reazione che rischia di acutizzare i contrasti (come la mossa di «spegnere» Internet nella capitale) intorno a un delitto che in tanti considerano «politico». 

Il cantante era un simbolo per la più numerosa etnia del Paese, a lungo marginalizzata sulle vie del potere. Nei periodi bui aveva rifiutato l’esilio. Ora persino i suoi funerali e la tomba sono terreno di tensione: la polizia ha impedito a molta gente l’accesso allo stadio di Ambo, la sua città natale, dove si è svolta la cerimonia funebre. Molti attivisti vorrebbero che le spoglie fossero tumulate ad Addis Abeba, la capitale federale al centro di una disputa antica: gli oromo la considerano terra dei clan Tulama, poi «cacciati» dall’imperatore Menelik II (il vincitore degli italiani ad Adua). Vicende remote e attualissime: pochi giorni fa lo stesso Hachalu ha fatto infuriare i sostenitori dell’imperatore sostenendo che avesse rubato i cavalli degli Oromo, quando fece di Addis la capitale nel lontano 1886.


di Michele Farina

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