Pagine

lunedì 27 luglio 2020

Iran. L'ultima richiesta d'aiuto di Narges Mohamad, l'attivista condannata a 16 anni. Ha il Covid ma non viene scarcerata come avvenuto per altri detenuti

Il Fatto Quotidiano
Ci vorrebbe davvero l'uomo ragno per ridare ai gemellini Kiana e Alì la loro mamma, la paladina dei diritti umani Narges Mohamadi, 48 anni, imprigionata dal 2015 nel famigerato carcere di Zanjan. Nonostante sia stata contagiata dal Covid, assieme ad altre 11 detenute, l'avvocata non è stata scarcerata come invece è accaduto a molti delinquenti comuni (specialmente maschi) rinchiusi nello stesso istituto di pena. 


Nella foto che accompagna la lettera-appello di Mohamadi, pubblicata sui social dal marito Taghi Rahmani - esule con i figli a Londra - uno dei gemelli gioca con la maschera dell'eroe dei fumetti come fosse l'ultima speranza. Anzi, la penultima.

I due bimbi chiedono infatti all'opinione pubblica mondiale di unirsi alla loro voce, per poter almeno risentire, dopo 11 mesi, la voce della madre. Il testo della lettera è stato diffuso anche dalla Fondazione Alexander Langer che nel 2009 premiò l'attivista per il suo operato a favore "dell'uguaglianza di tutti i cittadini, indipendentemente dall'appartenenza di genere e dalle opinioni politiche o religiose". L'appello inizia con queste parole: "Siamo 12 donne contagiate dal coronavirus.

La settimana scorsa, viste le nostre condizioni di salute e su insistenza delle nostre famiglie, ci hanno fatto il test. Non abbiamo comunque ricevuto fino a oggi i risultati... Una donna in condizioni cliniche preoccupanti è stata trasferita giovedì scorso in ospedale e successivamente rilasciata su cauzione a seguito della diagnosi di Covid. Nel giro di un mese in questo carcere sono entrate 30 persone di cui alcune con sintomi da coronavirus e almeno una di loro con diagnosi certa di Covid, che è stata successivamente rilasciata a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute.

Noi 12 presentiamo sintomi di affaticamento eccessivo e dolore addominale, diarrea, vomito, perdita di olfatto. Non abbiamo accesso alle cure adeguate né a una alimentazione corretta... In questo periodo, per l'esplicita richiesta del ministero dell'Intelligenza e della Magistratura, non mi viene permesso né di comprare carne a mie spese né di sentire i miei figli per telefono". Le condizioni di salute della donna sono precarie da molto tempo.

Dopo varie pressioni dei medici, nel maggio del 2019 fu autorizzata a essere sottoposta a un intervento per l'asportazione dell'utero. Nel 2012 Narges Mohammadi era stata condannata a sei anni di carcere ma era stata rilasciata per le sue condizioni di salute.

"Proprio per questo motivo, non avrebbe mai dovuto trascorrere un giorno in più in carcere. Invece, nel 2016 le è stata inflitta un'altra condanna, stavolta di 16 anni", denuncia Riccardo Noury portavoce di Amnesty International. La "colpa" di Narges Mohammadi è di aver invocato l'abolizione della pena di morte, aver parlato di diritti umani con rappresentanti di istituzioni internazionali e aver preso parte a manifestazioni pacifiche per i diritti delle donne.


Roberta Zunini

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.