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giovedì 16 gennaio 2020

Migranti. La Svizzera blocca l'espulsione di una donna nigeriana in Italia: "Con il Decreto Sicurezza non sono garantite assistenza e cure mediche di cui ha bisogno."

Corriere della Sera
"Col decreto Salvini assistenza non garantita". "L'italia - scrive il tribunale federale - ha tagliato i fondi per l'accoglienza". Al centro del caso una donna nigeriana che aveva chiesto asilo alle autorità elvetiche e che ha bisogno di cure mediche.
Un tribunale svizzero ha bloccato l'espulsione verso l'Italia di una donna nigeriana richiedente asilo ritenendo che, in seguito al decreto Salvini, l'Italia non sia più in grado di garantire una adeguata assistenza umanitaria e sanitaria ai migranti. 

Lo ha reso noto l'agenzia Swissinfo citando una sentenza del tribunale amministrativo federale del 17 dicembre scorso. Secondo l'agenzia, il provvedimento seguirebbe una linea tenuta dai giudici elvetici anche in altri casi analoghi.

Dalla Nigeria alla Svizzera - Protagonista del caso è una donna proveniente dalla Nigeria e che si era stabilita in un primo tempo in Italia (dove si era anche sposata). Da qui però la donna era fuggita in Svizzera, in seguito a una serie di violenze subite dal marito, dove aveva presentato domanda di asilo politico.

Nel luglio del 2018 la Segreteria di Stato per l'immigrazione (Sem) di Berna aveva però respinto la domanda interpretando alla lettera l'accordo di Dublino: l'esame della richiesta di asilo spetta al primo Stato in cui il migrante fa ingresso, in questo caso l'Italia. Per la donna si prospettava un accompagnamento alla frontiera di Chiasso ma la sentenza del tribunale federale ha bloccato l'espulsione invitando la Sem a riesaminare più da vicino il caso della donna prestando attenzione "alle condizioni effettive e concrete della presa a carico delle famiglie in Italia nei centri di prima accoglienza".

Il precedente del 2014 - La sentenza del tribunale federale, presieduta dalla giudice Emilia Antonioni, ritiene che in Italia, in seguito al decreto Salvini siano peggiorate le condizioni di accoglienza dei richiedenti asilo, in particolare quelli che devono avere accesso a cure mediche specialistiche, come nel caso della donna nigeriana al centro del contendere.

Tutto questo perché il decreto ha smantellato il sistema degli Sprar (che prevedevano un'accoglienza diffusa, in piccoli gruppi), concentrando invece l'accoglienza in strutture di grandi dimensioni. Il tribunale - secondo quanto riporta Swissinfo - ha anche rilevato che le sovvenzioni statali per l'assistenza ai migranti sono state tagliate. I giudici si sono mossi anche sulla base di una precedente sentenza del 2014 (caso Tarakhel) in cui si raccomandava di espellere migranti solo nel caso venisse loro garantita dal paese di destinazione una adeguata assistenza umanitaria, sanitaria e giuridica.

"Tenere conto del decreto Salvini" - "Tenuto conto dei cambiamenti avvenuti in seguito all'entrata in vigore del Decreto Salvini - dice un passo della sentenza - il Tribunale è del parere che la giurisprudenza Tarakhel deve essere estesa alle persone che soffrono di malattie (somatiche o psichiche) gravi o croniche, che necessitano una presa a carico immediata al loro arrivo in Italia". Da qui la richiesta di allontanare la donna nigeriana - e tutte le persone che si trovassero nella sua identica situazione - solo dopo essersi assicurati che l'Italia garantisca livelli di assistenza adeguati. Il dipartimento dell'immigrazione ha a sua volt a diffuso una nota in cui afferma che la sentenza viene applicata solo nei casi "di persone e famiglie che necessitano di cure mediche immediate".

1.114 espulsi verso l'Italia - Il flusso di migranti tra l'Italia e la Svizzera risente dell'andamento generale degli sbarchi dal sud del Mediterraneo ed è drasticamente calato negli ultimi anni. Tuttavia ancora oggi diverse centinaia di persone l'anno riescono ad attraversare il confine di nascosto. Applicando l'accordo di Dublino sui richiedenti asilo le autorità elvetiche tra gennaio e novembre del 2019 hanno rimandato in Italia 1.114 richiedenti asilo.

Claudio Del Frate

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