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mercoledì 1 gennaio 2020

Anno nero del Brasile di Bolsonaro, diritti umani e territori devastati, macabro record di indigeni assassinati

Remo Contro
2019 anno nero del Brasile col nero Bolsonaro presidente. Aumento delle diseguaglianze, negazionismo climatico e mano libera alle violenze della polizia mentre ‘l’Amazzonia è mia e la gestisco io’.


Peggio di quanto temuto

Bolsonaro fascista e forse oltre, l’ex capitano delle forze speciali che rimpiange i generali al potere ed esalta Pinochet. Qualcosa si sapeva, molto si temeva, ma il primo anno di potere si rivela peggio del temuto.
«Se la prima misura varata dall’ex capitano aveva riguardato il taglio del salario minimo a milioni di lavoratori, l’ultimo atto si è compiuto a metà dicembre alla Conferenza sul clima di Madrid. Nella capitale spagnola il presidente brasiliano si è posto alla testa di quella ‘coalizione fossile’ che non vuole fissare regole per una cooperazione climatica, e l’Amazzonia è stata utilizzata come arma di ricatto nei confronti degli organismi internazionali e dei paesi che perseguono gli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi», l’amara ma puntale sintesi di Francesco Bilotta sul Manifesto.
Il Trump latino dell’America a sud
Un Bolsonaro reazionario politicamente incontinente che a livello internazionale, «pur con tutto il discredito che lo circonda, è favorito dalla stretta alleanza con Trump con cui condivide una visione ultraliberista condita di sovranismo in campo economico e una posizione negazionista in campo ambientale». Il ‘braccio violento (e sbragato) della reazione’ il ruolo che qualcuno gli ha chiesto di interpretare sul piano internazionale. Ma in casa è peggio. « Sul piano interno le politiche economiche, sociali e ambientali perseguite Bolsonaro stanno producendo effetti disastrosi su vasti strati della popolazione brasiliana. Le disuguaglianze sociali si sono approfondite come conseguenza della riduzione dei sussidi destinati ai più poveri».
L’Amazzonia è mia e la gestisco io
Ormai storica la provocazione di Bolsonaro all’assemblea Onu di fronte al dramma degli incendi che hanno devastato la foresta amazzonica. «L’Amazzonia non è patrimonio dell’umanità, e nemmeno il polmone del mondo. Tutte frottole». Le parole di Bolsonaro accolte da un silenzio incredulo e sguardi straniti di capi di Stato. Bolsonaro che attacca senza citarlo il francese Macron ed elogia apertamente Trump. «L’Amazzonia non è del mondo ma nostra e gli indios non sono rappresentati da quei pochi soggetti ‘manipolati dai governi stranieri’ nella guerra per far avanzare i propri interessi sulla foresta». Il resto del discorso dedicato alle ossessioni del duce brasiliano, sopratutto l’ideologia marxista che si è infiltrata nelle scuole e «vuole distruggere l’innocenza dei nostri bambini, pervertendo la loro identità più basica ed elementare, quella biologica».
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Terre indigene e genocidio
Ferma anche la ‘demarcazione delle terre indigene’, la definizione delle zone protette dei popoli nativi. Governo Bolsonaro fermo a zero demarcazioni rispetto alle 500 richieste in corso. «Per questo, invasioni, attacchi alle comunità indigene, incendi, all’ordine del giorno. La Commissione pastorale della Terra indica che il numero di indigeni assassinati nel 2019 è il più alto degli ultimi 11 anni». Dall’organizzazione dei popoli indigeni del Brasile, dopo gli assassini di queste settimane dei rappresentanti indigeni nello Stato del Maranhao: «Siamo in un campo di battaglia e sono forze politiche conservatrici, autoritarie e razziste a disseminare l’odio, con un governo fascista che sta superando ogni limite».
Tribunale internazionale
A fine novembre un gruppo di giuristi brasiliani ha presentato al Tribunale penale internazionale dell’Aia una denuncia contro Bolsonaro per istigazione al genocidio degli indigeni brasiliani, ci informa sempre Bilotta. Denuncia a documenti sullo smantellamento degli organismi di controllo, l’omesso intervento di fronte ai crimini ambientali, l’attacco ai difensori dei diritti. «Intanto, in nome della lotta alla criminalità, la polizia opera in forma sempre più estesa e violenta nei quartieri poveri e degradati dei centri urbani». La precedente denuncia di Remocontro: https://www.remocontro.it/2019/12/27/brasile-impunita-agli-sbirri-assassini-dono-natalizio-di-bolsonaro/. 

Il governo Bolsonaro teme che le forti tensioni sociali che si sono manifestate in Cile, Bolivia e Colombia possano propagarsi anche al Brasile a causa delle misure antipopolari che sono state varate.
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