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mercoledì 9 novembre 2016

Vittoria di Trump, quale futuro per gli immigrati e la difesa dei diritti umani?

Blog Diritti Umani - Human Rights
I pochi analisti che avevano previsto la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali negli USA vedevano come elemento determinante il fatto che il candidato repubblicano sia riuscito a portare al voto 
in massa elettori maschi, bianchi, della classe media, elettorato che era stato ignorato nei programmi delle precedenti elezioni. Il mito evocato è l'America degli anni '50.
Mentre la Clinton non è riuscita a portare al voto i giovani, che in gran numero hanno ignorato queste elezioni e hanno disertato il voto.

USA: diritti umani anni '50
Nel campo dei diritti e dell'immigrazione ecco i punti del suo programma di Trump:

Sul piano dell’immigrazione Trump è “protezionista” e la sua posizione appare chiara nel programma nel momento in cui dice “Siamo l’unico paese al mondo il cui sistema di immigrazione pone i bisogni di altre nazioni prima del nostro. Questo deve cambiare”.

La riforma dell’immigrazione secondo Trump prevede:
  • la creazione di un muro per segnare il confine meridionale (quello con il Messico) perché “una nazione senza confini non è una nazione”;
  • l’eliminazione del diritto di cittadinanza per nascita;
  • la collocazione degli statunitensi ai posti di comando;
  • un piano che migliori i posti di lavoro, i salari e la sicurezza per tutti gli americani.

È proprio sul tema immigrazione che Trump ha puntato per vincere le elezioni, facendo leva sulle problematiche sociali legate alla criminalità e alle spese di alloggio e sanitarie a carico dei contribuenti.

Lo scenario che si presenta vede l'urgenza che la coscienza civile per la difesa dei diritti di tutti ed in particolare di coloro che hanno bisogno della solidarietà umana non si sopisca ma trovi nuove motivazioni e slancio.

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