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martedì 12 luglio 2016

Infanticidio femminile: In Cina e India nascere femmina è una condanna a morte

Agen Press
In Cina nascono 115 maschi ogni 110 femmine, mentre in India 112 maschi ogni 100 femmine, causando uno squilibrio demografico tuttora in corso.

Diverse disposizioni in Cina – come la legge sulla popolazione e la pianificazione familiare del 2002 – vietano di identificare il sesso del feto e l’aborto selettivo, mentre in India esiste una norma che vieta la diagnostica prenatale del sesso del nascituro. “Queste misure dei governi non hanno avuto successo a causa del facile accesso all’ecografia e di una debole applicazione della legge”.
E’ quanto si legge nell’ultimo Rapporto pubblicato dal Centro asiatico per i diritti umani. Female infanticide Worldwide
E’ stato calcolato che in India e Cina si eliminano più bambine di quelle che nascono in America ogni anno. Tutto ruota attorno al problema delle doti alle figlie. Il paese in cui nascere femmina può costare la vita. Ma è soprattutto in India, dove essere femmina può costare la vita anche a quelle riuscite a diventare adulte, che il fenomeno assume i connotati più cruenti
“In India un esame ecografico e la pratica dell’eventuale aborto si possono facilmente ottenere per circa 150 dollari” ha ricordato Suhas Chakma, direttore del Centro asiatico per Diritti umani.
Entrambi i paesi hanno il primato mondiale per l’infanticidio femminile: la preferenza per il figlio maschio è un fenomeno presente in tutto il mondo e genera 1,5 milioni di feti femminili abortiti ogni anno.
Il Rapporto evidenzia poi il fenomeno del “turismo riproduttivo” ai fini della selezione del sesso attraverso la fecondazione in vitro ed altre tecnologie come la diagnosi genetica pre-impianto. In un paese come la Thailandia, dove la selezione del sesso non è illegale, i cinesi, gli indiani, e i cittadini dell’Europa rappresentano oltre il 70-80% dei turisti che visitano il paese solo per le pratiche legate alla nascita di un figlio.
“L’infanticidio femminile e il surplus crescente di uomini hanno conseguenze disastrose per l’umanità e sono tra le cause della tratta di donne in Asia” rileva Chakma, descrivendo l’infanticidio femminile come “la peggior forma di discriminazione di genere” ed esortando il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a programmare azioni per eliminare il fenomeno.
Il metodo “di elezione” di questo genocidio del sesso femminile è certamente l’aborto selettivo, assieme all’infanticidio. 
Nello stato meridionale di Tamil Nadu l’uccisione delle femmine è talmente comune che le seconde figlie femmine vengono chiamate “le bambine destinate alla fossa”. 
Se una figlia è considerata un fardello, due sono un peso che le famiglie non possono assolutamente permettersi: perché tirare su una figlia costa, soprattutto per la dote matrimoniale, che sebbene illegale viene tuttora pretesa dalle famiglie dei mariti, le uniche a godere i profitti dell’oneroso investimento compiuto dalla famiglia di origine.
Dalla nascita al primo anno di età, le bambine vengono annegate, oppure avvelenate, ammazzate facendo loro mangiare sale, o anche seppellite vive; ma vi sono anche metodi che possono essere certificati dai medici come decessi naturali, quali tenergli addosso coperte bagnate per indurre la polmonite o ucciderle dando loro da bere alcool per causare una inarrestabile diarrea.
Il tasso di mortalità per le bambine, tra uno e cinque anni, è in India 75 volte più elevato di quello dei maschi: muoiono 100 femmine ogni 56 maschi, mentre il tasso di mortalità in questa classe di età nel mondo è di 116 maschi ogni 100 femmine. E molte donne e bambine uccise sfuggono alle statistiche perché in ospedale nemmeno arrivano, e nessuno indaga.

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