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domenica 10 dicembre 2017

10 dicembre - La Giornata mondiale dei diritti umani. In aumento guerre e fame.

Radio Vaticana
Nata come risposta alle tragedie e ai lutti della Seconda guerra mondiale e dell’Olocausto, la Dichiarazione universale dei diritti umani fu firmata a Parigi il 10 dicembre del 1948 dai membri delle neonate Nazioni Unite. Il documento, disponibile in più di cinquecento lingue, è il più tradotto del mondo e tutela a livello internazionale libertà individuali e tutele sociali.

La tragica fuga dei Rohingya dal Myanmar in cerca di rifugio in Bangladesh
“Uno strumento che ha aiutato un numero incalcolabile di persone a raggiungere maggiore libertà e sicurezza, e ha anche aiutato a prevenire violazioni, ottenere giustizia e rafforzare le leggi sui diritti umani a livello nazionale e internazionale”, ha scritto in un messaggio il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. In occasione della Giornata mondiale dedicata al tema, le Nazioni Unite lanceranno a Parigi una campagna per fare il punto sul rispetto dei diritti umani nel mondo in vista del 70.mo anniversario del prossimo anno.

In questa fase la mancanza delle libertà fondamentali dell’uomo è sempre più spesso legata all’aumento della fame come conseguenza delle guerre in corso in Siria e in Paesi dell’Africa come Sud Sudan, Repubblica Centrafricana e l’area in cui operano i terroristi islamisti di Boko Haram. 


“Questa correlazione - diritti umani con la fame e diritti umani con le guerre - diventa un trinomio estremamente preoccupante”, spiega il vicedirettore della Caritas italiana Paolo Beccegato. “Purtroppo la fame nel mondo è tornata a crescere nel corso dell’ultimo anno, dopo un lungo periodo di costante decrescita” , continua, mentre “ accesso all’istruzione, agli strumenti per la salute e poi anche alle condizioni, per esempio, nella gestione della giustizia: le detenzioni arbitrarie, le esecuzioni sommarie, le condizioni carcerarie… Tutti questi diritti non vengono garantiti soprattutto nei contesti di guerra”.

“C’è un recentissimo studio della Fao che dimostra come sarebbe più la fame a spiegare questi flussi migratori improvvisi, rispetto addirittura alla guerra. E certamente tutte le lesioni dei diritti umani sono foriere di grandi flussi migratori”, aggiunge Beccegato. Nell’articolo 12 e 13 della Dichiarazione universale sono esplicitamente tutelati sia il diritto dell’individuo a lasciare e ritornare nel proprio Paese e il diritto di ottenere asilo in altri Paesi in caso di persecuzioni. I 250 milioni di migranti del mondo e i 65 milioni di rifugiati e sfollati tuttavia vedono negato ciò che a loro è dovuto dagli impegni internazionali. “In qualche modo si vogliono chiudere gli occhi di fronte a questa realtà se non quando queste persone arrivano da noi in modo massiccio e in modo illegale: illegale nel senso che li rendiamo noi illegali non permettendo loro dei canali o dei corridoi umanitari sicuri”, spiega ancora.

Decisivo, in questo senso, dovrebbe il ruolo della politica nel tutelare la persona e la dignità umana: “L’esperienza ci dice che lavorare per la solidarietà internazionale, lavorare per la tutela dei diritti, lavorare per l’accoglienza dei migranti, se forse, in un primo momento, può far disperdere delle energie, nel medio, lungo periodo permette un arricchimento veramente di tutti sia dal punto di vista generale, culturale ma anche economico. Quindi accogliere, condividere, tutelare i diritti non sono solo diktat, indicazioni di carattere etico, morale, ma per una politica lungimirante sono anche un’indicazione che può portare veramente al bene comune”.

Michele Raviart

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