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martedì 18 gennaio 2022

Kazakistan - Proteste soffocate dalla repressione. Non si sa nulla di un numero imprecisato dei "desaparecidos" di Almaty

La Repubblica
Le voci dei parenti di chi è scomparso durante la repressione ordinata dal presidente Tokayev. "Mio cugino è uscito di casa a piedi, non lo abbiamo più ritrovato". Spariti anche diversi giornalisti locali


"Cerchiamo Makimov Yerkin Chayakhmetovich, il 4 gennaio è uscito di casa e non è più tornato. Quel giorno indossava un giubbotto nero, jeans neri, un maglione nero a righe bianche, scarpe nere. Se qualcuno lo ha visto, chiediamo di contattarci". La foto di Makimov è appesa con due giri di nastro adesivo al tronco dell'albero vicino all'ingresso dell'obitorio. Lui, come altri, come tanti e non si sa nemmeno il numero preciso, sono stati inghiottiti dalla notte di Almaty. 

Una notte di fiamme, pistole e rivolta. Sono scomparsi da giorni, a decine. Quasi certamente morti durante la guerriglia urbana. Oppure, è la speranza ultima di chi ha appeso quel volantino, si trovano nelle prigioni di Stato insieme ai 10 mila arrestati dal regime kazako.

Davanti all'obitorio di Kazybek Bi Street c'è la fila. Oggi, come ieri, come ogni mattina da una settimana. Il cancello in ferro battuto dipinto con vernice dorata è chiuso. Drappelli di padri e madri e sorelle e fratelli attendono da ore, in silenzio. Sono venuti a riconoscere i cadaveri. Due agenti in tenuta antisommossa, con giubbotto antiproiettile e fucile, controllano la situazione dalle inferriate. I soldati rimangono un po' più indietro lungo la Kazybek Bi Street, dove sono parcheggiati furgoni da lavoro. Le autorità kazake hanno riferito che nel mezzo del caos i rivoltosi hanno assaltato anche questa camera mortuaria per riprendersi i corpi dei loro caduti. Sette giorni dopo, segni della loro intrusione non se ne vedono.
[...]
Non si sa niente dei morti e non si sa niente degli arrestati. Il ministero degli Affari Interni kazako si limita ad aggiornare il numero dei fermi e dei processi aperti, che sono più di 400. Sono scomparsi pure giornalisti e attivisti, come denuncia Amnesty International. Della cronista Makhambet Abzhan non si hanno notizie dal 6 gennaio. Il direttore di Uralskaya Nedelya è detenuto perché accusato di aver violato le norme dei cortei. Due giornalisti di Radio Azattyk sono stati prelevati e interrogati mentre facevano il loro lavoro. E la testata indipendente Ferghanaè stata costretta dalle autorità a rimuovere i servizi sulla crisi.

A sera, le sirene del coprifuoco continuano a svuotare le strade di Almaty. La capitale economica del Kazakistan sta provando a rialzarsi e da oggi inizia il ritiro delle forze speciali straniere, mandate dalla Russia e dalle ex Repubbliche sovietiche in nome del patto di difesa regionale attivato per la prima volta. Hanno rimesso in funzione l'aeroporto, la Rete è di nuovo accessibile. All'obitorio di Kazybek Bi Street ci sono ancora sacchi bianchi da portare via.

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