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domenica 15 novembre 2020

Covid in carcere, serio aumento di contagi. 75 istituti colpiti, 600 detenuti (32 ricoverati), 800 tra il personale. Urgente ridurre il numero dei detenuti.

redattoresociale.it
Aggiornamento del Garante nazionale: 75 gli istituti su 190 in cui si è verificato un qualche caso: contagiati 600 detenuti (di cui 32 ospedalizzati) e oltre 800 tra il personale. Antigone: "Intervenire con la concessione di misure alternative". 


"Ridurre i numeri della popolazione detenuta": lo chiede Antigone richiamando l'ultimo aggiornamento del Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, secondo cui nell'arco di pochi giorni i contagiati hanno superato le 600 unità tra i detenuti (di cui 32 ospedalizzati) e sono oltre 800 tra il personale che, a vario titolo, opera nelle carceri. Sono 75 gli istituti su 190 in si è verificato un qualche caso di contagio. 

Rispetto al numero di tamponi effettuati in questa nuova tornata di epidemia, precisa il Garante, il tasso di positività in carcere è alto (più del 15 per cento), ma comunque in linea con quello del territorio nazionale.

Da settembre l'osservatorio di Antigone è tornato a visitare gli istituti penali del paese, dopo lo stop alle attività che la prima fase dell'emergenza coronavirus aveva comportato. "In molti casi - si legge in una nota - ci si è trovati davanti a situazioni di sovraffollamento che non aiutano il contenimento del contagio, né favoriscono l'isolamento dei detenuti positivi o di coloro che, dopo un contatto con un positivo, hanno bisogno di osservare un periodo di quarantena. 

Su indicazione del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, alcune sezioni sono state sgomberate per fare posto a reparti Covid, questo ha però prodotto un ulteriore sovraffollamento in altre aree degli istituti. Inoltre, la necessità di far osservare il periodo previsto per la quarantena ai nuovi giunti, fa sì che spesso questi vengano trasferiti in carceri anche a centinaia di chilometri di distanza dalla loro città per l'arco di tempo previsto e, solo dopo, ricondotti negli istituti di competenza".

"Ciò che occorre in questa fase - sottolinea il presidente Patrizio Gonnella - è ridurre i numeri della popolazione detenuta. Dopo l'importante contrazione registrata durante la prima ondata, il dato dei detenuti si era stabilizzato e, dopo l'estate, era ricominciato a crescere".

Secondo i dati del Garante si riducono, seppur lentamente, i numeri delle persone detenute in carcere: 54.767 quelle registrate ma 53.992 quelle fisicamente presenti. "Con questi numeri, nonostante i protocolli adottati, è difficile poter contenere il diffondersi del contagio. - sottolinea Antigone - Occorre dunque intervenire attraverso la concessione di misure alternative al carcere, in primo luogo gli arresti domiciliari, per chi ha fine pena brevi o importanti patologie pregresse. Si deve inoltre, così come sollecitato dal Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, ridurre al minimo gli ingressi, utilizzando la custodia cautelare in carcere solo laddove è strettamente necessaria".

"Chi non potrà uscire ha bisogno di non sentirsi abbandonato. - dichiara ancora Gonnella - L'angoscia che si vive nel mondo libero è infatti amplificata quando ci si trova in spazi chiusi e con un'inevitabile contatto quotidiano con decine di persone. Per questo vanno potenziate le telefonate e le video-telefonate su cui alcuni istituti, dopo le concessioni della prima ondata, stavano tornando indietro. Va garantito inoltre il diritto allo studio, predisponendo la possibilità che i detenuti seguano le lezioni in dad. Questi riteniamo siano provvedimenti urgenti e necessari. Ci auguriamo che lo stesso Comitato Tecnico Scientifico possa concentrare la propria attenzione sul sistema penitenziario affinché, tanto la salute dei detenuti che quella degli operatori, sia salvaguardata".

"Molto allarme circola in rete ed è ripreso anche dai media rispetto ai numeri del contagio in carcere. - si legge nel punto del Garante - La preoccupazione non è senza motivo". Tuttavia segnala Palma, se da un lato è indispensabile prevedere una riduzione delle presenze per "disporre di spazi adeguati per tutti gli isolamenti necessari e per fare fronte a malaugurati scenari futuri", dall'altro è necessario "non aggiungere ansia a situazioni di per sé ansiogene, proprio a causa del loro configurarsi come luoghi che ovviamente non consentono la libera determinazione dell'individuo".

Patrizio Gonnella

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