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martedì 17 novembre 2020

Amnesty - Inchiesta dell’Ue: complicità europea nella violenza della Croazia contro migranti e rifugiati lungo la rotta balcanica

Amnesty Italia
L’Ufficio del difensore civico europeo ha annunciato, su sollecitazione di Amnesty International, l’apertura di un’inchiesta sulle possibili responsabilità della Commissione europea nel mancato rispetto dei diritti dei migranti e dei rifugiati da parte delle autorità della Croazia, nel corso di operazioni di frontiera finanziate dall’Unione europea.


“In questi anni Amnesty International e altre organizzazioni hanno denunciato numerose violazioni dei diritti umani, tra cui pestaggi e torture, di migranti e rifugiati da parte delle forze di polizia croate, i cui stipendi sono in parte pagati dall’Unione europea. Dunque, è importante che si accerti perché la Commissione europea continui a consentire che i suoi fondi siano utilizzati senza pretendere il rispetto dei diritti umani”, ha dichiarato Eve Geddie, direttrice di Amnesty International presso le Istituzioni europee.

“Proseguendo a finanziare operazioni del genere e dando via libera all’accesso della Croazia all’area Schengen, la Commissione viene meno al dovere di controllare come venga utilizzata l’assistenza europea e fa capire che gravi violazioni dei diritti umani possono andare avanti senza sollevare obiezioni”, ha aggiunto Geddie.

Già nel settembre 2020, la Commissione aveva ignorato le denunce di violazioni dei diritti umani da parte della polizia croata.
Amnesty International aveva anche rivelato che la Commissione aveva evitato di istituire un Meccanismo indipendente di monitoraggio che avesse lo scopo garantire che le misure adottate dalla Croazia lungo i propri confini, in larga parte finanziate dai fondi di emergenza all’assistenza dell’Unione europea, rispettassero i diritti umani.

Dal 2017 la Croazia è beneficiaria di oltre 108 milioni di euro del Fondo Asilo, migrazione e integrazione e ha ricevuto altri 23,3 milioni di euro dai fondi di emergenza destinati all’assistenza. Dallo stesso anno, le organizzazioni per i diritti umani denunciano pestaggi, distruzione dei beni personali e trattamenti umilianti (come l’obbligo di togliersi vestiti e scarpe e camminare per ore sulla neve o sui letti ghiacciati dei fiumi) ai danni di donne e uomini migranti, anche molto giovani.

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