Pagine

martedì 6 agosto 2019

Presentazione del libro "Liberi dentro" a Civitavecchia, città che vuol farsi carico della realtà dei due carceri presenti. La solidarietà di Sant'Egidio e il sostegno delle istituzioni.

Il Messaggero
Affollata presentazione, l’altra sera alla Mondadori, di “Liberi dentro”, libro di Ezio Savasta, seduto di fronte ad una platea interessata. Racconti emozionanti, i suoi, di un volontario della Comunità di Sant’Egidio che dal 1992 visita ed aiuta detenuti dei penitenziari romani, instaurando con loro rapporti di autentica amicizia. 
«Il sentirsi importanti per qualcuno, per uno di noi volontari, spesso allontana da gesti inconsulti detenuti soli, lontani da casa o privi di famiglia. – ha sottolineato Savasta – La speranza è che in queste pagine la distanza e la separazione tra il mondo degli uomini liberi e quello della detenzione si possa accorciare e che, dopo averlo letto, passando vicino alle mura di un carcere, che a Civitavecchia sono nella città, si abbia la consapevolezza di quanta umanità e sofferenza ci siano dietro quelle sbarre». 

Una sofferenza forte, dura, come traspare anche dalle sincere parole del giudice onorario del Foro locale, Anna Puliafito, ospite della presentazione. Ma la città quanto sa di tutto ciò? Il libro di Savasta è servito a fare un po' di luce sulla complessa macchina di attività quotidiane nei due penitenziari di Via Tarquinia e via Aurelia Nord, alimentate da una serie di realtà (la Asl è tra queste). 

Attività che sarebbe impraticabile senza la volontà della direzione della Casa Circondariale e della Casa di reclusione, e senza la collaborazione del personale tutto della Polizia penitenziaria con gli educatori. 


«Tra i primi nel Lazio ad entrare nelle carceri con il dipartimento di salute mentale, che abbiamo riorganizzato - ha raccontato il commissario straordinario Asl Rmf 4, Giuseppe Quintavalle – grazie al protocollo d’intesa con la direttrice Bravetti ora abbiamo le linee guida sulla prevenzione dei suicidi. Con la musicoterapia abbiamo avviato una progettualità di riabilitazione per pazienti con disturbi psichici che, subito visitati appena arrivano e sottoposti a test da parte del nostro personale, se valutati "a rischio" sono destinatari del corso di formazione per “Peer supporter” (arrivato alla quarta edizione). Che significa? Su base volontaria un detenuto diventa “coach”, quindi confidente ed amico del detenuto in difficoltà, per alleviare gli effetti dell’esecuzione della pena». 


«La direzione ha consentito alla Asl di svolgere al meglio il suo lavoro all’interno delle carceri per mezzo di attività per detenuti con problemi psichici (attraverso l’azione congiunta di Sert e Csm), per offrire un servizio completo al territorio – ha spiegato la direttrice, Patrizia Bravetti - Era il 2009 quando autorizzai la campagna della Comunità di Sant’Egidio “Liberate i prigionieri in Africa” con la raccolta di 1 euro per liberare altri detenuti nel mondo. Nell’ottica di vicinanza agli ultimi, poi, i pranzi di Natale sono diventati fondamentali, con il risultato, grazie a Massimo Magnano e ai suoi collaboratori, di ben tre fatti quest’anno: uno al femminile e due per gli uomini. 

Ciò affianca innumerevoli altri progetti che come amministrazione penitenziaria portiamo avanti da tempo con il territorio per migliorare la vita del detenuto (Scuole, Associazione teatrale 'Blue in the face', Università, tenimento agricolo, etc.) - ha concluso - frutto dell’enorme lavoro di collaborazione svolto dal personale della Polizia penitenziaria in una ricca interazione tra carcere e territorio».

Stefania Mangia

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.