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lunedì 30 gennaio 2017

Mosul. Georgette, la cristiana nascosta al Daesh per due anni dagli amici musulmani

Avvenire
La donna, lievemente inferma, nel 2014 non riuscì a fuggire con i parenti da Telkeif, in mano al Califfato. Una famiglia islamica per due anni l'ha tenuta nascosta a rischio della vita
La cristiana Georgette Hanna ha 60 anni: per due anni è sopravvissuta in clandestinità a Mosul
Nascosta per due anni e mezzo a Telkeif, a 15 chilometri da Mosul caduta in mano agli uomini con le bandiere nere del Daesh. Georgette Hanna, 60 anni, è una sorta di Anna Frank cristiana, però sopravvissuta alla barbarie del Califfato islamico grazie a una famiglia di amici musulmani che l’ha ospitata in casa a rischio della vita. Georgette in buona salute, rivela il sito di «Mondo e missione», è stata ritrovata solo pochi giorni fa dalle forze di sicurezza irachene.
Nell’agosto del 2014 anche a Telkeif, come ben presto nel resto della Piana di Ninive, giunsero i guerriglieri di Abu Bakr al-Baghdadi che due mesi prima avevano preso il controllo di Mosul. Subito l’ordine gridato strada per strada o scritto su volantini a tutti i cristiani: andatevene subito se non volevano essere uccisi. Una fuga obbligata, una deportazione forzata anche di tutti i parenti di Georgette. Ma la donna, lievemente inferma, non era certo in grado di camminare per una trentina di chilometri nel deserto fino a Erbil. Così la famiglia di amici musulmani le ha aperto la porta di casa e le ha dato rifugio. Un gesto che altri musulmani, a Mosul e dintorni, hanno pagato con la vita ij questi ultimi due anni.

Il terrore era tale - si legge su “Al-Jaraby al-Jadeed” che per primo ha lanciato la notizia - che Hanna ha preferito tenere sempre il velo in testa anche quando sono arrivate le forze di Baghdad. Temeva che anche quelli, in realtà, fossero uomini del Califfato. Solo quando ha capito che l’incubo era finito ha rivelato la sua identità: cristiana vissuta come murata viva e salvata dai suoi amici. Ora Hanna, ritornata dai suoi parenti, può raccontare di aver conosciuto dei «giusti dell’islam».

Luca Geronimo

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