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sabato 8 febbraio 2014

Intervento di Mario Marazziti alla Camera dei Deputati sul Disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 146 del 2013: Misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria

Rai Parlamento Il VIDEO dell'Intervento

Il nostro sistema carcerario è da tempo in bancarotta. È ormai ufficialmente fuorilegge, condannato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, perché il sovraffollamento, le condizioni disumane in tanti istituti di pena, l'impossibilità pratica di programmi di riabilitazione e di cura offre un trattamento disumano e degradante, qualunque sia la ragione per cui in carcere si è finiti. È una pena in più che non è mai stata data al momento della condanna.

Allora di che stiamo parlando con questo provvedimento che andiamo ad approvare? Di rendere l'Italia più sicura, più legale e più umana al tempo stesso, di rompere il cerchio dell'illegalità. Questa è la posta in gioco. 

Noi siamo contro l'illegalità, contro la criminalità organizzata. Davvero pensiamo che le organizzazioni criminali offendono Dio e danneggiano il creato, che i corrotti danno pane avvelenato ai propri figli ? 
  
Chi commette un reato deve pagare, capire, scontare una condanna, essere aiutato a reinserirsi in una società, non solo nei film americani, ma anche nella vita vera, e soprattutto serve una mano amica e non una società nemica per uscire dal male. 

È un'Italia dura, cieca, quella di chi dice: più carcere senza se e senza ma. Questo carcere è un'Italia che purtroppo parla alla pancia, non pensa con la testa. Ma qui i condannati per costruire nuova legalità sono due; chi commette un reato sono due: i detenuti in carcere e l'Italia. Noi stiamo parlando di togliere l'Italia dall'illegalità. Noi siamo per la legalità tutta intera, anche l'Italia deve capire l'errore, risarcire, fare un passo in più verso i grandi Paesi civili fondatori dell'Europa, quale l'Italia è, il primo continente senza pena di morte. Allora, questo provvedimento che approviamo oggi è un passo per uscire dall'illegalità.
  
Quale illegalità ? Duecentosei istituti di pena, 38.700 condannati definitivi, 24.300 in attesa di giudizio: uno su tre, di questi, non sarà mai condannato, le loro famiglie saranno sempre bollate come famiglie di gente che è stata in carcere; 47 mila posti regolamentari, ma i posti davvero utilizzabili sono 37 mila. Il sovraffollamento è del 150-180 per cento. Nessuno spazio di intimità, conflittualità, mai silenzio, sempre sul letto, in piedi a turno, gli spazi della ricreazione occupati da altri letti, in celle comuni più grandi. Disistima, cattivo odore, freddo, troppo freddo d'inverno, caldo, troppo caldo d'estate, rabbia, abulia, obesità, lasciarsi andare, disperazione. Così Regina Coeli, Poggioreale, San Vittore, 206 istituti di pena.
  
Mille suicidi negli istituti italiani in quindici anni, 60 all'anno tra i detenuti, uno ogni mille detenuti, molti suicidi sventati dagli agenti di custodia, molte le morti improvvise per cause confuse. Le guardie carcerarie, gli agenti di custodia: noi siamo con loro ! Anche loro, sei-sette suicidi l'anno, uno ogni dieci detenuti che si tolgono la vita, dieci volte di più di quello che accade nel resto della popolazione italiana, cento volte di più i suicidi di chi è in questo carcere, altri italiani come noi. È la nostra pena di morte italiana, è l'indicatore terribile di una situazione malata. Il sistema è malato.
  
Chi parla contro, chi chiede, come ha chiesto il MoVimento 5 Stelle, molte volte, cento volte, duecento volte, più carcere «senza se e senza ma», dice che questa pena di morte non gli importa, non gli importa degli italiani. Noi stiamo approvando un provvedimento che riduce i danni di questa malattia e va nella direzione della guarigione e di rendere sicura l'Italia.
  
Bene, 24 mila persone in attesa di giudizio, custodia cautelare, che noi vogliamo accorciare: abbiamo lottato in quest'Aula per accorciarla, ma abbiamo avuto la loro opposizione. Bene. Abbiamo approvato una legge per le pene alternative alla pena carceraria per i reati per i quali il carcere non serve a niente e può essere dannoso. Misure alternative, come la semilibertà, l'affidamento alle comunità, i lavori socialmente utili. Bene, c’è stato uno sbarramento, c’è stata un'opposizione. Si raccontano delle balle: la balla è «si tratta di un indulto mascherato, si liberano gli stupratori, si liberano i mafiosi, si liberano gli omicidi».
  
No, noi abbiamo tolto, abbiamo fatto sì che per i reati gravi non si possa accedere alla libertà anticipata straordinaria. Ma perché, la libertà anticipata straordinaria è contro la Costituzione ? È un'innovazione ? No, cari signori, cari italiani e cari colleghi: è la famosa buona condotta. Ogni sei mesi, a chi si comporta bene, vengono tolti, a fine pena, alcuni giorni da scontare. È un patto educativo, è perché il carcere funziona.
  
Siamo stati sollecitati dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: nei tempi di crisi, lui rimane il padre della coscienza morale e della dignità dell'Italia. Da un lato, vi è chi urla e chi dice «i criminali in galera», e così si riempie la bocca. Bene, criminali in galera sì, ma non che noi usiamo il carcere per dare pene aggiuntive. Da un lato, vi è chi urla, chi chiede l’impeachment per il Presidente Napolitano; dall'altro, vi è un'Italia che vuole tornare civile.
  
Lui, il Presidente Napolitano ci aiuta a tornare civili, migliori. Noi, Per l'Italia, Popolari per l'Italia, stiamo dalla parte del Presidente Napolitano e dalla parte di questa civiltà. Nessun indulto mascherato. La liberazione anticipata speciale è antica come il carcere, è il patto per far uscire quelli che cominciano a comportarsi bene, dopo avere capito l'errore, e quindi possiamo, poi, aiutarli a reinserirsi.
  
Non basta costruire nuove carceri: è la ricetta che sentiremo, quando interverrà il collega del MoVimento 5 Stelle. Mancano 25 mila posti. In tre mesi? Questa è una favola che neanche un bambino può sostenere, ma abbiamo avuto centinaia di interventi che hanno detto questo.
  
La recidiva in Italia è il 67 per cento: due volte su tre, una persona che sconta tutta la pena commette un nuovo reato e torna in carcere. Questo carcere, così com’è, produce carcere ! Coloro che godono di benefici, coloro che entrano in un regime di semilibertà, che entrano in programmi educativi, anche coloro che hanno goduto dell'indulto – lo dico agli italiani che non lo sanno – sono diventati recidivi solo nel 30 per cento dei casi, cioè hanno commesso la metà dei reati di tutti coloro che finiscono di scontare la loro pena in cella. Allora, chi chiede più carcere senza se e senza ma non sa di che parla. Noi ascolteremo esperienze in cui il lavoro alternativo – esperienze di punta (Bollate, Giotto, Opera) – portano ad essere recidivi al 10 per cento, non al 60 o al 70 per cento.
  
È la globalizzazione dell'indifferenza. Per questo i nostri colleghi non vogliono vedere quanto è utile questa legge. È l'idea infantile, arcaica, che tutto è sporco dentro il carcere e tutto è pulito fuori. Una società in bianco e nero. L'idea è che la rivoluzione è dirlo chiaro in faccia, ma poi siamo tutti più soli. Giustizia retributiva o giustizia riabilitativa ? Noi siamo per la giustizia che riabilita e che crede nell'essere umano. Papa Francesco, il Papa, davanti ai carcerati si chiede: «Perché lui è lì e non io, che ho tanti meriti e più meriti di lui per stare lì ?». Lui dice: «Gesù è in cella, accanto a chi sta in cella». Io ho paura di una società che diventa orgogliosamente impietosa: saremmo tutti più deboli e disumani. Diffidiamo dei moralizzatori senza pietà, perché presto, dentro quella morale, arrivano i pogrom, le gogne mediatiche e reali.
  
Per questo, il gruppo Per l'Italia voterà con convinzione questa legge di conversione, per tornare più legali, più civili, più umani e per fare l'Italia più sicura.

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