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domenica 31 gennaio 2021

Dopo 100 mila morti nella guerra in Yemen finalmente l'Italia blocca la vendita di 12.700 ordigni in Arabia Saudita ed Emirati Arabi

Il Manifesto
Bombe disinnescate. Il governo alla fine accoglie la richiesta di revoca definitiva delle esportazioni verso Riyadh e gli Emirati. 12.700 ordigni in meno da scaricare sullo Yemen. La vittoria delle organizzazioni che per anni si sono battute per questo storico risultato. Francesco Vignarca, di Rete Italiana Pace e Disarmo: "Si può fare". E ora riconversione "pacifista" della fabbrica sarda Rwm.

La gioia esplode di mattina. Lievita rapidamente dopo la pubblicazione del tweet di Rete Italiana Pace e Disarmo che per prima dà la notizia, storica: il governo italiano revoca le esportazioni di armi verso Arabia saudita ed Emirati, principali attori e aguzzini della coalizione sunnita che dal marzo 2015 bombarda lo Yemen per farlo tornare il cortile di casa propria. Centomila morti dopo, l'Italia applica la sua stessa legge, la 185 del 1990 che vieta la vendita di armi a paesi coinvolti in conflitti armati e violatori di diritti umani.

Nello specifico, a essere definitivamente revocate sono le forniture autorizzate dopo l'inizio del conflitto e ancora non consegnate: oltre 12.700 bombe che non finiranno negli arsenali sauditi ed emiratini, spiegano le organizzazioni che da anni si battono per il rispetto della legge, Amnesty Italia, Comitato Riconversione Rwm, Fondazione Finanza Etica, Medici senza Frontiere, Movimento dei Focolari, Oxfam Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo, Save the Children Italia, European Center for Constitutional and Human Rights e Mwatana for Human Rights.
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La battaglia continua, consapevoli del risultato storico. Che arriva insieme a una buona dose di ironia: giovedì spopolava il video di Matteo Renzi che a Riyadh pronosticava il prossimo "rinascimento" saudita, un one-man-show a favore del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, definito "un grande" (dopotutto riuscì a chiamare al-Sisi un "grande statista"). Dando prova di un incomprensibile senso della democrazia (di cui Conte in Italia, per il senatore di Iv, è un vulnus), Renzi ha cantato dietro lauto compenso le lodi di un paese che più medievale non c'è: attiviste torturate e detenute per aver chiesto di guidare, oppositori in galera, boia sommersi di lavoro, donne cittadine di serie B sottoposte al sistema del guardiano, migranti in condizioni di semi schiavitù (ah, per Renzi è abbassamento del costo del lavoro, parole sue), minoranze religiose sottomesse. E così via.

"Ovviamente è una coincidenza - così ci saluta Vignarca - Il governo non ha revocato l'export perché Renzi è andato a Riyadh: la decisione era stata già presa, c'è stato solo un recepimento formale. Ma va detta una cosa: Matteo Renzi non è solo un ex primo ministro, è un componente della commissione difesa del Senato e fino a pochi mesi fa della commissione esteri. La prima compra e vende armi, la seconda dovrebbe verificare il rispetto della 185. La cosa più grave è questa: Renzi è in carica, rappresenta il popolo italiano in parlamento e fino a poco fa era nella maggioranza di governo".

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